A Dicembre del 2024 mi sono avventurato a parlare di “Terza Età” raccontando la mia esperienza di vita vissuta sulla “difficile arte di invecchiare” che ha incontrato il favore dei miei amici;Mi ha fatto piacere, in particolare, l’interesse e l’apprezzamento espresso dal responsabile della Cisl altamurana Franco Sideri, in occasione dell’assemblea precongressuale dei pensionati sul mio documento, facendone oggetto di discussione e di confronto tra i numerosi partecipanti.Ed è stato proprio in questa circostanza che ho annunciato l’elaborazione di una successiva riflessione sul tema, dal titolo “L’elogio della vecchiaia”. Per’altro, accogliendo il sincero invito dei miei amici G.Vaccaro e Loiudice, di completare il racconto, passando dalle considerazioni di ordine generale ad uno più specifico e personale, cioè di “come impiego il mio tempo quotidiano e soprattutto quali iniziative metto in atto per ostacolare la malattia sociale della noia e della solitudine”.Mentre pensavo a come impostare l’argomento, mi giunge un inaspettato commento sulla vecchiaia da parte dell’amico prof. Pietro Elia da Gravina, tratto dallo scrittore latino “Seneca” e contenente un invito a tutti gli uomini di “vivere in tensione continua e a non demordere mai”. Un insegnamento che mi piace condividere con i colleghi anziani. Entrando nel merito, mi sono convinto da tempo che si è vecchi quando accettiamo di non essere più giovani, quando ci accorgiamo che il tuo modo di vedere le cose è cambiato ed evoluto. A parte qualche residuo di desideri, a questa età apprezzi innanzitutto di essa la salute, la capacità di essere autonomo e l’affetto manifestato da parenti e amici. Per me il ruolo della famiglia rimane fondamentale; Così come quello coniugale. Anche se nel tempo quel rapporto cambia; si passa dalla passione iniziale all’amicizia in vecchiaia, arricchita dalla affettuosa cura ed attenzione di mia moglie Rosamaria, dei miei quattro figli e dei miei 5 nipoti, tutti sempre essenziali e presenti nei momenti felici ed in quelli meno. Per chi è cristiano, credente come me, nella preghiera giornaliera e nella fede ha trovato un conforto vero, che mi è stato di grande aiuto nel corso della mia vita.Confesso che per me è stato un privilegio ricevere il dono della Fede, che mi porta ogni giorno a ringraziare il Padreterno e che spero tanto di poterlo trasmettere in eredità ai miei famigliari e a quanti mi frequentano. Perciò resto saldamente ancorato ai valori cristiani e alla dottrina sociale della Chiesa, anche perché, a mio avviso, è la cura e la risposta più adeguata per affrontare questo tempo triste, corroso dal mito del profitto e del denaro ad ogni costo. Purtroppo, constato sempre di più che il sentimento religioso non è molto attuale ed è difficile trovare qualcuno che voglia parlare di Dio e di amore in questo tempo malato. Si fa polemica su tutto, specie in politica, si parla di disastri locali o internazionali, di affari, di soldi e di potere che non fanno bene alla nostra umanità e a chi ha una certa età. Fortunatamente, il posto dove sta Dio non è in alto ma dentro di noi e gli anziani lo sanno.Da queste semplici ed indispensabili premesse è maturata l’idea di scrivere un elogio sulla terza parte della vita, data la sua importanza; E’ opportuno, però, precisare che non funziona come sui social, dove è tutto bianco o nero. La vita è fatta da un impasto di bisogni, di valori, di desideri che nel tempo sono soggetti al cambiamento. Infatti da giovane non si pensa proprio alla Terza Età; si fanno nel corso della vita più lavori e non si sa quale sarà l’esito finale prima di dedicarsi a riflettere sul futuro. Oggi la fase dell’età anziana si è molto ampliata, i miei genitori a sessant’anni erano già vecchi: anche l’età pensionabile si alza sempre più, grazie alle condizioni di salute migliore, al lavoro più tutelato, alle attività culturali e alla pratica sportiva esercitata, che hanno migliorato questa parte di vita.Ripercorrendo le tappe della mia vita ho potuto comprendere come il disegno abbozzato in età giovanile e adulta si va completando sempre più con una lettura un po’ più chiara. I rapporti umani che ho avuto, gli incontri scaturiti dalla mia intensa attività sociale, culturale e politica, segnati da gioia e dolori sono stati il modo per riscoprire la ricchezza del mio essere e la saggezza presente nel mio cuore. La dote più grande che mi ha accompagnato fortunatamente in questi lunghi anni di impegno civile e sociale è stata la tranquillità interiore che mi ha fatto percepire il valore vero delle cose. È questa l’età per assaporare ciò che è bello, nobile e puro, e di ciò che conta veramente per cui è valsa e vale la pena spendersi. Ho sempre creato ponti e mediazioni nei rapporti sociali, ho sempre tenuto presente l’esperienza dei miei nonni e dei miei genitori, dei miei maestri fatta di bene e di male, consapevole e sicuro che il bene ha sempre vinto e vincerà sempre sul male. I ricordi scorrono veloci, e il mio sforzo è legare la memoria al futuro, caratterizzato, dal bisogno dell’approvazione altrui. La mia giornata è fatta di incontri e di letture di giornali, di libri e di ascolto delle opinioni altrui. Non nascondo, che mi viene riservata tanta gentilezza e rispetto, forse anche per la mia veneranda età. Un tempo la saggezza degli anziani veniva venerata, oggi è un po’ disprezzata perché è espressione di lentezza e di debolezza. Il mio rapporto con il tempo è condizionato da alcuni piacevoli impegni che continuo ad onorare: le conversazioni di cultura politica con i giovani e delle diverse formazioni Politiche e Sindacali con gli adulti dell’università della Terza età “L. Barnaba”, e del libero istituto di cultura “A. Iervolino”; L’attività legata alla Presidenza del collegio dei probi – viri della “Banca Popolare di Puglia e Basilicata”. Il tempo è come quello della clessidra, alla fine sembra più veloce: a tal proposito mi piace la descrizione sulla longevità contenuta nella lettera meravigliosa di N. Macchiavelli del 1513, quando lo studioso di pensieri politici, racconta che la sera si spoglia dagli abiti quotidiani vestendo panni curiali e solenni per accedere alle corti degli antichi con cui dialogare, dimenticando la politica, le malattie e le miserie umane.Come non citare il testamento spirituale di Papa Paolo VI che partiva dal desiderio di voler leggere tutti i classici, ascoltare la musica dei grandi compositori e di non aver perso tempo, o come dimenticare il monito Dantesco che afferma “Perdere tempo a chi più sa, più spiace”. Non di minor valore l’insegnamento contenuto nei testi della civiltà egiziana che così recita: passerà tutto, ciò che non passerà sono le parole di coloro che sanno. Il grande Cicerone a 62 anni aveva idee molto chiare sulla vecchiaia, si chiedeva nel suo intramontabile “De Senectute”: “c’è qualcosa di più assurdo che caricarsi di provviste quando resta metà strada da fare”, un invito a non accumulare denaro, titoli o cariche, sperando di esorcizzare il futuro.Nel giorno del mio compleanno ho gradito molto lo scritto del mio amico Franco Loiudice, tratto da un’opera del poeta portoghese “Josè Saramago” dal titolo “Quanti anni hai?” che dice “Quanti anni ho io? Non ho bisogno di segnare con un numero. Che importa se compio 20 – 40 – 60 anni. Quello che importa è l’età che sento. Ho gli anni che servono per vivere libero e senza paura. Alla nostra età serve comprendere il potere della gentilezza, imparare dagli insuccessi e allenare la pazienza. Serve frequentare persone intelligenti e luoghi belli che porteranno idee fresche, allenando la ironia, antiruggine dell’anima. Mi riconosco in questi pensieri, anche perché dall’alto dei miei 84 anni, vivo rivolto all’indietro, guardando ai granai della memoria da conservare, patrimonio da mettere a disposizione dei giovani, per avvicinarli sempre più alla cultura, stimolando la curiosità sulla storia in un tempo di crisi morale e sociale.Concludo questo viaggio intimo e riflessivo nella quotidianità e nelle emozioni di chi come me ha provato ad esplorare il complesso processo di invecchiamento, elogiando il suo ruolo perché porta con sé l’esperienza acquisita e la forza dei miei sogni, nella speranza di poter continuare a goderne.
Pietro Pepe