Il mito di Antigone ha un fascino sempiterno. Un importante progetto de Il Club Federiciano si è concretizzato in una lodevole rappresentazione di una tragedia di Sofocle. Uno spettacolo intenso, innovativo sotto molti aspetti ,un percorso fatto di dedizione e di passione contagiosa. Ruolo determinante in questo successo condiviso quello della prof.ssa Anna Cornacchia, la sua profonda conoscenza della Cultura classica è di chiara fama e l’intento di farne operazione culturale aperta a tutti si è rivelato un atto di grande generosità
Andare a teatro è sempre un’esperienza esaltante , recarsi presso il Teatro Mercadante per assistere ad uno spettacolo insolito, sostenere idealmente i tanti amici sulla scena, rispolverare nel mentre i ricordi scolastici quando i classici greci impegnavano interi pomeriggi, direi che è stata un’esperienza più unica che rara. Durante la primavera scorsa una locandina a firma Il Club Federiciano invitava la cittadinanza a corsi di teatro greco tenuti dalla prof.ssa Anna Cornacchia, la sua fama di stimatissima docente di latino e greco presso il Liceo Cagnazzi e i famosi progetti culturali con gli studenti persiste nel tempo e continua a regalare i suoi frutti.
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Un’idea brillante creare un’oasi di classicismo, coloro che hanno deciso di frequentare gli incontri hanno scoperto il grande valore del teatro greco, uno dei centri della vita collettiva della polis greca, un luogo di preziosa identità culturale, politica e religiosa e dove tutto assumeva un ruolo educativo per il cittadino. Nel discorso di presentazione la prof.ssa Cornacchia ha sottolineato l’importanza del teatro nell‘ Atene classica , non era un privilegio per pochi ma una festa religiosa innanzitutto , parte integrante delle cerimonie in onore di Dioniso, il teatro quindi era per i greci un rituale di preziosa rilevanza religosa e sociale, strumento di educazione comunitaria.
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Plauso per la scelta di una delle più note tragedie greche“ Antigone“ di Sofocle , il mito affascinante di questa giovane donna che da sempre simboleggia il coraggio della lotta contro il potere, la ribellione pagata con la morte contro il dominio ingiusto di un tiranno irremovibile. La tragedia fu scritta nel 442 a.C. e Sofocle, per reminiscenze scolastiche, tra i tragediografi più amati dagli Ateniesi, il suo successo era dovuto al fatto che i personaggi sulla scena portavano passioni e sofferenze in cui gli spettatori si potevano rispecchiare. La trama è una fitta sequela di stati emozionali, amore, follia, tirannia, ribellione, suicidi, rimorsi che hanno come fulcro la mancata sepoltura di Polinice morto in battaglia insieme al fratello Eteocle.
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Quest’ultimo riceve le dovute onoranze funebri che invece vengono rifiutate a Polinice che lo zio Creonte considera un traditore della città. Si apre il sipario e sulla scena prorompono parole intrise di dolore , risentimento, condanna nei confronti di un potere ingiusto che non riconosce più la dignità umana. Antigone non accetta quanto deciso da Creonte per suo fratello Polinice perchè sostiene che esistano da sempre leggi non scritte che vengano prima delle leggi fatte dall’uomo, pertanto decide di disobbedire al re e affrontare la morte. L’incipit della tragedia vede un dialogo significativo tra Antigone e sua sorella Ismène la quale non cela la sua paura decidendo di obbedire alla legge e, consapevole della sua viltà, sceglie di vivere anzichè essere lapidata.
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Creonte fa rinchiudere Antigone in una grotta perchè possa morire di stenti e restare lì insepolta . L’uscita in scena dell’indovino Tiresia rappresenta l’ira degli dei nei confronti di Creonte incapace di rispettare i morti non dando loro dignitosa sepoltura e questa irriverenza porterà suo figlio alla morte. Quasi sempre sul palco la bellezza scenografica del Coro caratteristico di tutti e tre i generi teatrali dell’antica Grecia: tragedia, commedia e dramma satiresco. In questa riuscita sprimentazione teatrale dove i più non avevano mai avuto un incontro così ravvicinato con il palco, ha suscitato stupore la bravura nelle movenze, nei brevi monologhi alternati, nel difficile canto in lingua originale. Mi compiaccio con i tantissimi corèuti a cui sento di attribuire parole di stima e di incoraggiamento a proseguire in questa nuova passione o magari riscoperta dopo anni. Una bellissima e suggestiva presenza scenica. Sentimenti di gratitudine verso tutti gli attori e attrici che hanno deciso di cimentarsi in questa nobile iniziativa dai tanti neofiti ai professionisti che da anni siamo abituati ad applaudire. Un contributo lodevole come socio de Il Club Federiciano ma come più stimato attore quello di Nicola Scalera, poeta, autore di commedie, direttore della compagnia teatrale I ComunicAttori nei panni del vecchio Tiresia . Imponente presenza regale quella di Creonte interpretato da un bravissimo Gennaro Colonna attore e poeta. Antigone poi, questa giovane donna ribelle, contestatrice fuori dai canoni classici non è mai stata una figura semplice neanche nella mente di Sofocle, interpreta in maniera coinvolgente la miriade di passioni e sofferenze che abitano l’animo umano. Marta Loiudice che da anni attraversa con maestria ogni genere teatrale, ha rivestito questo ruolo con la passione, dedizione, bravura che la contraddistinguono e ce la fanno amare e stimare. Un Teatro Mercadante gremito e applausi scroscianti sono stati la migliore risposta ad una iniziativa che ha sorpreso, emozionato, entusiasmato.
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I saluti finali affidati alla presidente de Il Club Federiciano prof.ssa Bianca Tragni hanno palesato emozione, orgoglio, gratitudine verso tutti indistintamente senza lesinare complimenti nei confronti delle figure professionali che hanno elargito il propio contributo per l’ottima riuscita dell’evento,e associandomi penso con stima e plauso sincero alla prof.ssa Anna Cornacchia per la direzione, coordinamento e soprattutto traduzione dell’opera, a Francesco Martinelli regia, al maestro Alfredo Luigi Cornacchia direzione musicale, a Mariagrazia Continisio coreografie, ad Amalia Tucci scenografia e costumi, a Berenice Pappalepore sartoria, a Giovanni Pagliara tecnico del suono. Questo spettacolo non andrà facilmente nell’oblio, troppe le emozioni in campo, il mito di Antigone non sarà mai anacronistico, tutte noi abbiamo pensato di essere come lei almeno una volta e di contrastare regole inique, non sempre abbiamo avuto il coraggio di farlo ma mi piace pensare che c’è un‘ Antigone in ognuna di noi che voglia gridare al mondo“Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore“. ( Foto di Lorenzo Basile)
Grazia Lorusso