All’UICI servizio rivolto alla collettività, all’insegna della continuità
Buongiorno Vito, vuoi precisare chi sei? Cosa hai fatto in questi anni? Questo nuovo ruolo che impegni richiede? Come pensi di portare avanti il tuo impegno? Quali i tuoi propositi? Ci sono situazioni particolarmente impegnative? Se sì, su quali fronti? Come pensi di risolvere o quanto meno ridurre tali situazioni? Come hanno accolto in famiglia questo tuo nuovo ruolo? E i tuoi amici e i compagni di lavoro. Questi sono alcuni interrogativi che abbiamo inteso rivolgere al nostro interlocutore per riferire notizie meglio rispondenti alla sua persona.
-Sono Vitantonio Incampo. Mi presento a voi tutti partendo da uno dei ricordi più belli che conservo dell’infanzia, quello legato alla voce delle figure che mi erano vicine. Anche se avevo problemi di vista, fin da piccolo, ho sempre avuto una sensibilità particolare verso i suoni, i profumi, le emozioni che passavano attraverso il contatto umano. Ricordo con affetto le giornate passate ad ascoltare i racconti dei miei familiari, i giochi con gli amici, e le sensazioni di essere parte di qualcosa. Quel senso di protezione e di inclusione è ciò che hanno alimentato la mia voglia di crescere, di imparare e, oggi, di restituire qualcosa alla comunità. È per questo che sono parte dell’Unione Italiana Ciechi: perché credo che, anche quando la vista viene meno, si può continuare a guardare lontano, col cuore.
-Tra le persone a me più care ci metto sicuramente la mia famiglia. I miei genitori hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita: mi hanno sostenuto, mi hanno insegnato a non arrendermi e ad affrontare la vita con dignità, nonostante le difficoltà legate ai problemi di vista. Oggi sono sposato e ho due figli, e soprattutto mia moglie è per me un punto di riferimento costante. È stata al mio fianco nei momenti belli e in quelli più difficili, con forza e pazienza. Insieme abbiamo costruito una famiglia che è la mia vera forza. È grazie a loro se ho affrontato tante sfide con coraggio e se oggi sono impegnato nel sociale, per dare agli altri il supporto che io stesso ho ricevuto. -Il mio percorso di vita è iniziato con gli studi: mi sono diplomato presso un Istituto Tecnico, un traguardo importante che ho raggiunto con determinazione, nonostante le difficoltà legate ai problemi visivi. Dopo il diploma, è stata l’UICI a rappresentare per me un punto di svolta. Grazie al loro sostegno ho potuto frequentare un corso per centralinista, una formazione che mi ha dato competenze e, soprattutto, speranza. Dopo il corso sono entrato nelle graduatorie e, finalmente, a 30 anni ho avuto la mia famosa assunzione. Un momento che non dimenticherò mai perché ha segnato l’inizio della mia autonomia, e di una nuova fase della mia vita.
-Le più grandi soddisfazioni, all’interno dell’Unione Ciechi e Ipovedenti arrivano quando vedo una persona cieca o ipovedente riuscire a realizzare il proprio sogno di vita indipendente. Quando qualcuno riesce a superare le difficoltà, a trovare il proprio posto nel mondo, magari anche grazie al nostro supporto, è una gioia immensa. Le tribolazioni, invece, arrivano quando incontro persone che non ce la fanno, non perché manchino di capacità, ma perché non riescono a credere in sé stesse. La mancanza di autostima e di fiducia personale è una barriera spesso più dura della cecità stessa. Ed è in quei momenti che sento più forte il peso della mia responsabilità, e anche la difficoltà di far comprendere quanto ognuno abbia un valore unico, anche se non sempre riesce a vederlo da subito.
-Ci sono diversi episodi nella mia vita lavorativa che reputo degni di nota, ma uno in particolare mi è rimasto nel cuore: il giorno in cui ho preso servizio come centralinista a Verona. Per molti potrà sembrare un fatto ordinario, ma per me rappresentava indipendenza, dignità e una vera svolta. Dopo anni di impegno e formazione, finalmente avevo raggiunto quel traguardo, e la soddisfazione è stata enorme. Ma se sono arrivato lì, è anche grazie a persone che hanno creduto in me. Ricordo con gratitudine i Dirigenti dell’UICI che mi hanno sostenuto e guidato, in particolare durante il corso per centralinisti. Sono stati loro a incoraggiarmi nei momenti difficili, quando la fiducia in me vacillava. Un altro episodio che porto nel cuore è aver visto, nel corso del tempo, altre persone cieche o ipovedenti riuscire a costruirsi una vita autonoma, magari anche grazie al mio contributo. In quei momenti ho sentito che il mio lavoro non era solo una mansione, ma una missione. E per questo provo un senso profondo di gratitudine.
-I progetti futuri che ho in cantiere sono strettamente legati al mio impegno come Rappresentante dell’Unione Ciechi nelle sedi di Altamura, Gravina e Poggiorsini. Lavoro ogni giorno per migliorare i servizi, le opportunità di autonomia e inclusione per persone cieche e ipovedenti di queste comunità. Oggi grazie alle recenti elezioni, ho l’onore di ricoprire il ruolo di Delegato Nazionale dell’Unione Italiana Ciechi a Roma, un incarico che mi permette di portare avanti le istanze del territorio a livello nazionale e di contribuire a progettare politiche più efficaci ed inclusive. Il mio obiettivo è poter continuare a promuovere formazione, supporto e occasioni di socializzazione, soprattutto per i giovani, affinché sempre più persone con disabilità visiva possano vivere con grande dignità, autonomia e orgoglio. Sono convinto che solo con un costante impegno condiviso e costante si possa costruire un futuro migliore per tutti.
Rosaria Avelluto