Qualcuno di voi avrà, forse fra i suoi ricordi, il romanzo del grande scrittore britannico Charles Dickens, centrato sul crudele trattamento riservato a molti orfani alla metà del secolo XIXdal titolo Oliver Twist; or, the Parish Boy’s Progress, di cui esistono varie trasposizioni cinematografiche tra cui quella di Carol Reed del 1968 vincitore di ben 5 premi Oscar, e di R. Polański nel 2005. Qualcun altro, invece, avrà forse letto Mamma stai calma! di Arnold Cardaropoli, in cui le belle storie lavorano sotto pelle, oppure Con gli occhi del cuore di Nunzia Vulpio dedicato a sua figlia Giadain occasione del suo 18° compleanno, o ancora Katarzina di G.P. Disanto dedicato ad una bimba polacca adottata da famiglia italiana che, a un certo punto della sua vita, avverte l’esigenza di conoscere le proprie origini per colmare un vuoto creatosi col passato per ritrovare la sua identità. Si potrebbe proseguire con l’opera Kim-Kimi di Hadley-Irvin in cui una sedicenne vuole conoscere l’altra metà di sé perché lei non è solo Kim Andrews, ma anche Kim Yogushi. “L’Anagrafe. Un nome così freddo, così burocratico, per una cosa da cui sarebbe dipesa la mia vita futura.” … “Sono tutti in cerca di qualcuno?”…“– Tutti ricostruiscono la propria genealogia. È l’ultima moda. – Aveva le mani piene di carte. – E tu, non sei qui per questo? – In certo senso. Sto cercando mio padre.” … “È strano, eh? Vogliamo a tutti i costi sapere da dove veniamo, quando la cosa importante è dove stiamo andando.” … “Mi chiamo Yogushi, e lei è mia zia”. Invece mi morsi la lingua e, con gli occhi bassi, replicai: -Andrews non è il mio vero nome. Sono stata adottata. Per metà, almeno. La mia mamma è la mia vera madre, ma il mio papà non è il mio vero padre.” … “– Mia madre dice che non ci sono genitori più veri di quelli adottivi. È un vecchio proverbio giapponese.” Si tratta solo di alcune, fra le numerose pubblicazioni, che affrontano il tema di affido e adozione. Anzitutto va detto che l’istituto dell’adozione è estremamente antico, tanto più che la prima regolamentazione nel codice civile italiano risale al 1865, con funzione di natura meramente patrimoniale, ossia legata ad esigenze contingenti di prosecuzione di casato, titoli e possedimenti di famiglie nobili senza figli legittimi o naturali. Data questa finalità, l’istituto riguardava unicamente i ragazzi che avessero compiuto 18 anni. Il codice civile del 1942 introduce la possibilità di adottare minori di età per persone, senza figli, che avessero compiuto il 50°esimo anno, pur restando immutata la finalità senza distinzioni tra adozioni di maggiorenni o minori di età; la normativa considerava che l’adottante avrebbe elargito all’adottato i propri beni e il proprio nome; l’adottato avrebbe mantenuto rapporti giuridici con la famiglia d’origine, senza alcun vincolo di parentela con i parenti dell’adottante. Nel 1967 cambia la prospettiva con la legge 5/6/1967 n. 431in cui viene introdotto, per la prima volta nell’ordinamento italiano, l’istituto dell’adozione come forma di tutela dei minori privi dell’assistenza da parte di genitori e parenti tenuti a provvedervi e non più dell’adulto senza discendenza. Il minore diviene soggetto portatore di bisogni e diritti fondamentali e dovere dell’ordinamento è quello di tutelarlo. Ciò nondimeno anche questa legge è oggetto di numerose critiche poiché non regolamentava in alcun modo le adozioni internazionali, e sarà sostituita dalla Legge n. 184 4/5/1983, denominata Disciplina dell’adozione e l’affidamento dei minori, parzialmente modificata nel 2001 con la Legge 184 e integrata anche dalla Riforma Cartabia che ha introdotto l’art. 5 bis avente ad oggetto la disciplina dei presupposti, delle modalità e i tempi dell’affidamento del minore al Servizio Sociale. Dal 2015 ad oggi le adottabilità mostrano uno sviluppo decrescente sia sul piano nazionale che internazionale e ci si interroga sulle motivazioni di questo calo di domande. Indubbiamente va valutato il costo dell’adozione a fronte di una crisi economica in atto, dell’innalzamento dell’età media dei bambini adottabili e la tipologia di bimbi proposti per l’abbinamento che spesso scoraggiano le coppie negli ultimi anni: i bambini che hanno bisogno di essere adottati, infatti, sono sempre più grandi e/o con problemi di salute o con disabilità. Non ultimo il fattore tempo, che mal si conciliava con le reali necessità di adottabilità di un minore e che con il dlgs n 149/2018 si è tentato di ridurre stabilendo diverse misure che riducano tempi di attesa e semplificazione delle pratiche amministrative legate all’adozione internazionale. Possono richiedere l’adozione nazionale ed internazionale le coppie sposate da almeno 3 anni o che raggiungono questo periodo sommando alla durata del matrimonio il periodo di convivenza prematrimoniale, con un’età minima di 25. L’età massima per adottare un neonato è 45 anni; sale a 62 per un minore diciassettenne. Si deve godere di buona salute, avere una situazione economica stabile e una casa adeguata. Le coppie conviventi ed i single, possono rendersi disponibili all’affido di minori e fare richiesta di adozione speciale prevista dall’art. 44 della Legge 184/1983 in casi determinati e specifici; il D.P.R. n. 396/2000 regolamenta in dettaglio la procedura di adozione, stabilisce i requisiti per i richiedenti, le fasi procedurali e gli organi competenti; la convenzione dell’AIA del 1993 regola soprattutto le adozioni internazionali. Rispetto al passato, l’approccio della società verso i bambini adottati e i genitori adottivi è certamente migliorato entrambi trovano oggi una loro piena identificazione. Sono piuttosto rari i casi in cui il figlio ignora di essere stato adottato, in virtù del maggiore coinvolgimento e consapevolezza prima, durante e dopo l’iter, da parte dei soggetti coinvolti. Tante le vite che in passato sono state stravolte, talvolta anche in modo irreversibile, nel momento della scoperta tardiva della loro condizione. Sebbene alcuni preconcetti ci appaiono più duri a morire, possono essere sbaragliati da una sana conoscenza. Per tutte le ragioni fin qui riportate, ai genitori adottivi, viene chiesto di formarsi così da affrontare più serenamente questo loro nuovo modo di vivere. Adottare è un atto di grande responsabilità ed impatto emotivo che incide sulla vita del bambino e sulla famiglia; invitiamo coloro che hanno deciso, o decidessero di intraprendere questo iter, di aggiungere anche una gran dose d’amore.
Avelluto Rosaria