Il 6 maggio 1907 nasceva Amelia Margherita Candida da Pasquale e Teresa Castelli, famiglia di nobile casato. Dei dieci figli, è l’ottava, l’unica ad avere tre nomi. La famiglia Adesso era credente, ma non praticante. I figli sono battezzati dal primo parroco di Santa Teresa don Giacinto Bolognese. I genitori sono assenti per una ideologia massonica. Pasquale Adesso, segretario comunale, si riteneva un massone e quindi lontano dalla Chiesa. “Donna” Teresa seguiva l’esempio del marito, fino a negare ai figli la frequenza religiosa. Come spiegare il senso religioso della piccola Amelia? La Provvidenza interviene a realizzare il suo progetto di amore. Viveva in casa di Adesso la nonna paterna Annunziata Palasciano, molto religiosa, che diventa lo strumento provvidenziale per educare la bimba segretamente all’amore del Signore. Ella si accorge della sensibilità della piccola Amelia. A settembre del 1911 nella chiesa di Santa Teresa viene portata la statua della Madonna del Buoncammino per la festa annuale. La nonna in segreto conduce la piccola di cinque anni a venerare la Santa Vergine. Alla fine della funzione le dice: “Amelia non dire nulla a papà che sei venuta in chiesa; è un massone”, (Nietta Petronella, Biografia di Madre Gemma Adesso, pag. 21, Luglio 2007). La nipote ignora il significato della parola, ma pensa che è qualcosa che dispiace a Gesù. La nonna Annunziata non poteva far capire il senso del termine massone. Si affidava alla Provvidenza con le visite nelle chiese. Ella si avvede della gioia della nipote ogni volta che la guida, come avvenne durante la visita ai Sepolcri del Giovedì Santo. Entrarono anche in Santa Chiara. Era il 1912, Amelia si rese conto che le monache clarisse pregavano e cantavano da dietro le grate. La nonna le insegna chi sono le suore che hanno scelto Gesù come loro sposo. La fiducia nella nonna porta la nipote a confidare in lei sentimenti e desideri, difficoltà e piccoli sacrifici, ma nel momento della crescita a 11 anni quando ha più bisogno di consigli dopo la scuola primaria, il 26 luglio 1918 la sua guida vola in cielo. Desidera la prima Comunione. Gli altri fratelli più grandi l’avevano ricevuta di nascosto dal padre. Amelia aspetta l’istruzione religiosa che riceve all’età di 15 anni dal nuovo parroco don Salvatore Maggi. Alla vigilia dell’Immacolata si avvicina alla prima Confessione che accoglie con profonda devozione. Si sente pronta a ricevere, il giorno della Grande Madre Maria, il Sacramento dell’Eucaristia. Gesù è nel suo cuore. Ora ripromette che sarà sua. La prima occasione per realizzare la promessa le viene offerta dopo gli anni di studio di Avviamento. I genitori le permettono di frequentare un corso di ricamo presso le suore dell’Istituto “Caterina Volpicelli” delle Ancelle del Sacro Cuore. Il 2 febbraio 1930 donna Teresa, dopo pranzo, si sente male e sta a letto fino al 13 quando raggiunge la casa del Padre. Una testimonianza del nipote Pasquale Adesso, raccolta dal cancelliere vescovile don Vincenzo Panaro, narra che la zia Amelia, durante la veglia funebre di Annunziata, la sorella più grande, si ritirò in una stanza accanto. Dopo parecchio tempo il fratello Francesco, padre di Pasquale, la cercò e scoprì la sorella in estasi con levitazione a mezzo metro dal pavimento, mentre pregava in ginocchio. Egli raccontò ai presenti l’evento miracoloso. (attestato della Curia diocesana di Altamura, 2 febbraio 2022). Amelia non volle continuare gli studi dopo il terzo anno di Avviamento, equivalente alla terza media, ma frequentò il corso di ricamo dalle Ancelle del Sacro Cuore e si trasferì alla Casa Madre di Napoli nel 1940. Dopo un mese le venne un forte dolore “al piede o alla gamba”, tanto da farla zoppicare. La superiora attese quindici giorni per decidere la sua uscita dalla comunità delle Ancelle. Il padre andò a riprenderla. Il dolore passò. Fu interpretato come segno che il Signore voleva un’altra forma di consacrazione al suo amore. Per qualche anno visse con il padre. Dall’agosto 1935 suora Amelia scelse come direttore spirituale il nuovo parroco di Santa Teresa don Saverio Massaro. Nel 1942 andò a trovare la sorella Antonia che si era sistemata a Bari e là conobbe una signora che le indicò il gesuita padre Giuseppe Petazzi, fondatore di un Istituto secolare, “Ancelle della Madre di Dio” a Venezia. Apre subito un rapporto epistolare con lui raccontando tutto ciò che il Signore le ha consentito per trovare la sua via. Chiede al padre gesuita di essere accettata nella famiglia delle Ancelle che è conforme ai suoi desideri. La Madre generale di Venezia l’accoglie inviando il regolamento per il Noviziato, che inizia il 15 agosto 1943 sotto la protezione di Maria SS. Assunta al Cielo. La consacrazione ad “Ancella della Madre di Dio” avverrà nella parrocchia di Santa Teresa per mezzo del parroco. A casa si sentiva più sola dal 10 febbraio 1943 per la morte del babbo. Poco dopo si unì a lei la prima Ancella, suor Veneranda Disabato. FONDAZIONE RELIGIOSA. Il 1° agosto 1944 va a Gravina con sua sorella per fare spese. Passando davanti alla chiesa di san Nicola, entra per un impulso interiore. Un sacerdote sta confessando, sente il bisogno del Sacramento, ma anche di aprire tutto il suo animo. Il confessore è don Saverio Scaltrito che seguirà per qualche tempo suor Amelia, a cui conduce due ragazze di Gravina desiderose di seguirla. Anche giovinette altamurane si avvicinano a lei per essere informate e formate alla nuova comunità. Amelia è preparata e forte quando iniziano le sofferenze più dure di quelle già sopportate in famiglia. Ella è contrastata dal clero altamurano per la sottrazione delle fanciulle dall’A.C.; dal vescovo di Gravina, in quel periodo mons. Giovanni Maria Sanna (1922-1953), che vede in suor Amelia una visionaria. Egli proibisce a don Scaltrito ogni rapporto spirituale con lei. Ad Amelia le sofferenze morali e fisiche, anche diaboliche (Cfr. Nietta Petronella, op. cit., pag. 52 ), aumentano ogni giorno come succede nel periodo di dimora a Gravina. Le capitano diverse sventure senza poter tornare: febbre, slogatura al braccio curata in ospedale, assoluta povertà la costringono a restare in quel paese. A gennaio 1946 ha compiuto 40 anni. Ritiene suo compito: fondare la nuova Associazione Religiosa dedicata alla Vergine Madre. Come fare? La Provvidenza le manda in aiuto nell’aprile del 1942 l’ispirazione di tre Santi, la martire Cecilia, Gemma Galgani e Vincenzo Ferreri. La testimonianza delle loro sofferenze sono fondamento e sostegno della loro santità. Santa Gemma, nata il 12 marzo 1878, volata al cielo l’11 aprile 1903 a 25 anni, ha vissuto con i segni dei Padri Passionisti. E’ stata beatificata da Pio XI nel 1933 e proclamata santa da Pio XII nel 1940. La santità della Galgani era diffusa durante la vita di Amelia, che ebbe la grazia di poter accettare la sua presenza come una sorella, una guida a seguire l’amore di Gesù Crocifisso. Per questo assumerà il nome di Gemma quando emetterà i voti perpetui nella consacrazione solenne della sua Istituzione definitiva: “ Madre Gemma dell’Amante Crocifisso, della Pia Unione delle Pie Ancelle della Madre di Dio”. Le sofferenze offerte da santa Gemma si assomigliano a quelle di Amelia nell’obbedienza al Signore e ai superiori terreni. LA FONDAZIONE DALLA LUCANIA A NAPOLI. La prima sede stabile di una comunità di quattro missionarie, Amelia, Veneranda e Chiarina di Altamura, Lucia di Gravina, è costituita a Genzano di Lucania il 6 marzo 1946, accolte dall’arciprete per gestire un oratorio per le bimbe e le giovani del paese. L’oratorio diventa anche ricovero per anziani dopo quattro mesi, quando Amelia raccoglie dalla strada un’anziana signora cacciata dalla casa del figlio da alcuni giorni. Un momento di felicità per la piccola comunità avviene nella visita pastorale dell’arcivescovo di Acerenza e Matera, mons. Vincenzo Cavalla, che apprezza il lavoro delle suore, anzi le invita ad andare ad Acerenza per dirigere l’Ospizio già esistente. Ma la difficoltà maggiore è data dalla esiguità del numero delle suore che non possono sostenere due ospizi, per cui Madre Gemma nel gennaio 1949 va a trovare l’arcivescovo a Matera, che le consiglia di ritirare le suore dagli ospizi e curare la formazione spirituale e la vita interiore delle sue figlie. L’ Arcivescovo decide infine di approvare la nuova comunità religiosa, non più dipendente da quella secolare di Venezia, ma locale di Madre Amelia con un abito di suore modellato secondo l’ispirazione avuta dal Signore nel 1943. Nella Cattedrale di Matera il 14 novembre 1948 mons. Cavalla consacra le aspiranti con nuovi nomi e benedice gli abiti religiosi: Amelia Adesso-Suor Gemma dell’Amante Crocifisso; Veneranda Disabato-Suor Amelia del Divino Amore; Chiara Petronella-Suor Candida dell’Eucarestia, davanti al clero, ai parenti e ai fedeli, che gremivano la Cattedrale. Madre gemma, l’11 febbraio 1949, si trasferisce in una casa in fitto a Genzano per dedicarsi totalmente all’apostolato tra le giovani e sviluppare il laboratorio di ricamo. Intanto la sua comunità cresce: nel1950 le suore sono sette, che accudiscono anche cinque bambine. A loro vengono affidati il catechismo dei bambini, la cura della parrocchia, la visita agli ammalati, un piccolo orfanotrofio. L’arcivescovo in visita pastorale va a Genzano e consiglia di trasferire la Comunità delle suore in altra sede. SAN CHIRICO NUOVO, residenza stabile e definitiva. Un piccolo centro di 3000 anime manifesta disponibilità ad accogliere la piccola famiglia. Il parroco, don Canio Forenza, apre la parrocchia ad una condizione che “le suore siano disposte a soffrire per Gesù Cristo”. Esse non chiedono altro: è la loro missione. Egli divide la sua stanza murata da quella delle suore il 29 settembre 1951, sempre pronto ad aiutare, come può, anche la sistemazione economica perché conosce la loro estrema povertà e quanto si dedicano notte e giorno per il bene del paese con l’apertura dell’asilo che accoglie subito da 80 a 100 bambini. Non c’è spazio, ma la carità del prete è tanto grande che preferisce lasciare le sue stanze e si adatta a vivere in un stanzetta presa in fitto. Le suore trasformano il loro dormitorio di notte, in asilo la mattina. L’ arciprete offre a loro anche 500 lire, insieme alla carità del vescovo, per estinguere i debiti di Genzano. Madre Gemma instaura un laboratorio di ricamo e cucito per le giovani del paese, da lei diretto mentre le altre suore si dedicano ai bimbi e alla parrocchia. Il contatto epistolare con mons. Cavalla è continuo per un’obbedienza assoluta su ogni iniziativa, confessando anche difficoltà, ansie, desideri spirituali, gioie e sofferenze, slanci mistici verso Gesù Crocifisso. Nel 1953 quattro nuove vocazioni accrescono la famiglia e Il 7 ottobre 1956 altre quattro chiedono di far parte delle Pie Ancelle. Un altro sogno sorge nella mente della Madre: “avere una casa tutta propria”. Il nuovo arcivescovo di Acerenza, mons. Domenico Picchinenna, a settembre del 1958 fa visita a San Chirico Nuovo. L’arciprete don Canio lo riceve a casa sua. Il suo superiore si rende conto della situazione precaria e di povertà in cui vivono. Allora promette di migliorare le condizioni logistiche. Nella primavera del 1959 iniziano i lavori per la casa canonica con i locali sufficienti alla pastorale parrocchiale e a quella missionaria delle suore. In poco tempo la costruzione è pronta, ma mancano porte, finestre, impianto elettrico e idrico, varie altre attrezzature. Le ditte impegnate si sono fermate. Allora su consiglio del vescovo occupano i locali. Il cantiere è aperto; il parroco e la comunità religiosa riprendono con gioia il lavoro pastorale. Don Canio si improvvisa “muratore, elettricista, imbianchino, falegname, contadino, ortolano, fioraio”. Il terreno accanto alla casa diventa un giardino che offre fiori, frutti e ortaggi. Anche le suore, accanto al prete “tutto fare” collaborano e imparano a piantare alberi, pergolato, oliveto. Le suore ormai fanno di tutto alla scuola di don Canio, oltre al lavoro educativo per i bambini dell’asilo e delle Elementari come scuole parificate. Chiara Petronella, ora suor Candida, guidata dal parroco, si è diplomata maestra. Altre suore seguono l’esempio. La comunità può contare su sette diplomi di Scuola Materna. Don Canio consiglia un corso di infermiere e tre suore prendono il diploma. Don Forenza desidera un livello culturale maggiore. Madre Gemma segue con gioia lo sviluppo della comunità affidandosi all’arciprete, che è diventato anche il loro padre spirituale. Egli si interessa per qualche aiuto da Enti Assistenziali. Ottiene da Sua Santità Pio XII un sussidio di 70000 lire per l’acquisto di una cucina necessaria per bambini dell’asilo e per i ragazzi della Scuola Elementare. Nel dicembre 1962 mons. Corrado Ursi, rettore del seminario regionale di Molfetta, viene nominato vescovo di Nardò, poi arcivescovo di Acerenza.
La sede di San Chirico Nuovo si incrementa con l’arrivo di un’altra altamurana, Anna Petronella, sorella di suor Candida. Tra sacrifici e successi, Madre Gemma respira un’ interiore felicità, aumentata nei primi mesi del 1963 dalla richiesta di aprire una sede ad Irsina, dipendente dalla diocesi di Gravina. Il nuovo vescovo è mons. Giuseppe Vairo (1962-1971), che invia il suo vicario generale e il parroco don Nicola Tommasini per iniziare una missione nella parrocchia di Sant’Agostino. Madre Gemma, dopo il consenso di mons. Corrado Ursi, accompagna tre suore ad Irsina, per una nuova sperimentazione: accogliere bambini svantaggiati, figli di carcerati, alcolizzati, disoccupati, di malati e di ragazze madri. Esse hanno un buon rapporto con il tribunale dei minori e con i servizi sociali. Altre suore frequentano il corso di teologia a Matera per insegnare religione nella scuola elementare. Nel frattempo il vescovo di Acerenza è stato promosso alla sede di Napoli, archidiocesi cardinalizia, verso il quale Madre Gemma ancora si rivolge per seguire le vie del Signore. Il Cardinale segue con particolare affetto l’Opera di Madre Gemma e desidera che sia all’avanguardia nell’apostolato sociale oltre alla formazione interiore: “La spiritualità deve partire dall’azione e non viceversa”. A settembre del 1971 partecipa con tre suore ad un pellegrinaggio alla Santa Vergine di Lourdes, organizzato dall’Archidiocesi di Napoli. Prosegue i suoi viaggi per salutare gli amici a Corato, ad Altamura i suoi parenti, ad Irsina, a San Chirico Nuovo.
Infine a Napoli ricorda il suo compleanno il 6 gennaio del 1972. Dopo tre giorni è l’inizio della sua fine terrena. Non si sente bene. Allarmati, si presentano a Napoli famigliari, suore, don Canio, il cardinale Ursi. Alle 8,30 del 1 febbraio sale al cielo la sua anima, all’età di 64 anni. La salma viene portata a San Chirico Nuovo, Casa madre della sua fondazione. Il Postulatore, don Alessandro Paradiso, della Serva di Dio, Gemma Adesso, proclamata il 4 gennaio 2023 nella chiesa di San Nicola di San Chirico Nuovo, nel Libello di domanda per la Causa di beatificazione e canonizzazione, sintetizza le motivazioni: “Fin dalla tenera età ha dato prova di un costante impegno nella crescita delle virtù, passando attraverso innumerevoli prove che l’hanno resa una donna dolcissima alla volontà di Dio, pronta alla voce del Signore che l’ha chiamata alla partecipazione alle sue sofferenze con cuore mite e umile”. Vincenzo Basile