Il clima dell’Epifania continua nell’ottava settimanale.
Le due solennità presentano elementi comuni che scopriamo con una meditazione più profonda: un cammino verso un’unica meta che è Gesù il Salvatore all’interno della Santa Famiglia con la madre Maria e il padre adottivo Giuseppe. Il Giubileo è un pellegrinaggio di speranza, iniziato dal vescovo mons. Giuseppe Russo con il popolo credente di Altamura Gravina Acquaviva delle Fonti.
Il 29 dicembre 2024 dalla parrocchia di Santa Teresa alla Cattedrale per entrare dalla Porta Santa e benedire il luogo santo, si svolge la processione penitenziale con una grande nuda Croce di legno, guidata dal celebrante preceduto dal clero e seguito dai laici presenti, oranti con canti e le litanie dei Santi.
Giunti alla porta della Cattedrale il vescovo benedice con la croce il popolo e dalla Porta entra per primo insieme ai vescovi mons. Mario Paciello e mons. Giacinto Berloco, seguiti dai presbiteri e dai fedeli battezzati. Il breve percorso compiuto è espressione del lungo cammino della Chiesa universale. Per un anno intero Papa Francesco celebrerà il Giubileo 0rdinario dei 25 anni di questo secolo. Ogni diocesi apre la Porta Santa, per fare entrare il popolo cristiano che invoca la misericordia di Dio. Gesù stesso ha detto: “Io sono la porta, se uno entra attraverso di me, sarà salvo”. La solennità del 6 gennaio è detta Epifania, termine greco per indicare la manifestazione divina di Gesù infante a tutti i popoli del mondo, rappresentati dai Re Magi, come narra il Vangelo, (Mt. 2,1-12). Essi sono guidati da una stella a significare la universalità della fede in Cristo, luce del mondo. Secondo la interpretazione biblica i Magi sono “sacerdoti persiani, studiosi degli astri” che cercano un RE del Cielo che è nato a Betlemme, come è tramandato dal profeta Michea (5,1).
Essi portano doni al Bambino Gesù: “oro e incenso proclamano il Re e Dio immortale, la mirra annunzia l’Uomo deposto dalla croce” ( Inno delle Lodi). In due articoli precedenti: “Scienziati in cerca di Dio oggi” e “La fede ti ha salvato”, è sato descritto il lungo cammino della speranza che conduce a Cristo. La stella è per noi lo Spirito Santo dono di Gesù. La speranza per un mondo di pace, anche in mezzo alle tragedie familiari e mondiali, non delude, afferma il Papa, perché essa è attività di bene e di amore. Il giubileo della Chiesa sorge nel 1300 con Papa Bonifacio VIII, ispirandosi a quello ebraico che stabiliva, ogni 50 anni e nell’Anno Sabbatico, un anno di riposo della terra, la liberazione degli schiavi, la cancellazione dei debiti per ripristinare un’ uguaglianza di vita tra ricchi e poveri. Esso iniziava con il suono del corno di montone detto “Jobel”, da cui giubileo. Sant’Agostino lo definisce strumento della gioia come è il canto gioioso espressione del cuore che gode la grazia Il Salmo 42 prega: “Verrò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia e del mio giubilo”. Il giubileo della speranza del 2025 riprende alcuni temi dagli Anni Santi tradizionali: l’Indulgenza plenaria dono del Signore che cancella i peccati dei credenti, la Penitenza sacramentale, la Cena Eucaristica, il servizio della carità. Vivere con Cristo è attuare la conversione della mente e del cuore in modo che “spirito, anima e corpo”, secondo l’espressione di San Paolo, assumono tutta la persona umana che si unisce alla divinità di Cristo. L’esortazione di Papa Francesco ai popoli ricchi ad annullare i debiti dei popoli poveri, ad eliminare guerre tribali e ingiustizie, a soccorrere migranti e bisognosi, manifesta la volontà di una vita nuova piena di speranza. Così il Vescovo mons. Russo ha iniziato e concluso con le preghiere del rituale l’inaugurazione dell’Anno Santo. Ha asperso con l’acqua battesimale tutta l’assemblea. La liturgia della Parola della celebrazione, accompagnata dai canti e dal Gloria, è stata seguita con grande fede, in particolare quando è stato proclamato il Vangelo dal diacono sull’antico e artistico pulpito in alto al centro della basilica federiciana. E’ sembrato ripetersi la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste quando i discepoli si trasfigurarono in Apostoli. La solennità del momento si è manifestata nei cuori del popolo che gremiva la chiesa, divenuta sinodale. L’omelia del primo celebrante della concelebrazione ha illustrato diritti e doveri dei cristiani che li eseguono con la libertà dello spirito. La liturgia eucaristica ha rinnovato il memoriale dell’Ultima Cena: Gesù offre il suo Corpo e il suo Sangue e ci dona la speranza della salvezza nello “spezzare il Pane”, come ha rivelato la sua divinità ai discepoli di Emmaus, che in fretta si sono messi in cammino per annunciare di aver sperimentato la risurrezione di Cristo.
Ecco altro legame tra il Giubileo e l’Epifania: la rivelazione di Gesù Risorto rinnova la fede e la speranza nei due dubbiosi pensando al fallimento di Gesù morto in Croce. Senza la croce non ci può essere risurrezione. Ogni vita umana ritrova la gioia quando supera il peccato e conquista la pace. Anche il dono dell’incenso è un forte aggancio tra i momenti delle due celebrazioni. L’incenso dei RE Magi è simbolo delle preghiere dei Santi che salgono a Dio Padre Figlio e Spirito Santo come è narrato da san Giovanni nella visione dell’Apocalisse. L’emanazione dell’incenso era richiesto nel tempio di Gerusalemme per adorare e ringraziare la divinità e per la sacralità del luogo. Così avviene nella liturgia solenne dell’Eucaristia. Tutto viene incensato: l’Eucaristia, le immagini della Vergine e Madre Maria, dei Santi, l’altare, il celebrante e l’assemblea, che è sacra come comunità regale, sacerdotale, profetica per il battesimo ricevuto. La virtù della speranza durante l’Anno Santo diventa un cammino di crescita spirituale per la santità cristiana. Vincenzo Basile.