Martedì 5 Novembre 2024 l’America ha deciso, eleggendo il repubblicano conservatore Donald Trump, con una schiacciante maggioranza contro la democratica Kamala Harris, Presidente degli Stati Uniti, trascinato da un Populismo demagogico e drammatizzato.
Da osservatore Politico e da Democratico convinto, pur non condividendo l’esito finale, non potevo esimermi dal non fare un commento tracciando una breve sintesi storica dell’America, partendo dal sistema elettorale che ha una sua complessità e merita di essere conosciuta.
Va premesso, entrando nel merito, che il Popolo americano non sceglie direttamente il Presidente. A conclusione della fase delle convenzioni, che si sono svolte ad Agosto, si è aperto il primo confronto-storico sul canale televisivo ABC tra i due candidati, agli antipodi in Politica e con una visione della Economia diametralmente opposta. Sono stato colpito in maniera positiva dalla forte passione e partecipazione politica alle due assemblee da parte del popolo Americano, passione che anche noi Italiani ed Europei, dovremmo tornare a riscoprire.
Le convenzioni, quella Repubblicana dei conservatori e quella Progressista dei Democratici, evidenziano la marcata diversità nello svolgimento delle due Assemblee; Da una parte il Partito Repubblicano ha celebrato solo l’investitura di un Capo; dall’altra un lungo processo di confronto democratico con diversi protagonisti e leader da Obama a Clinton, a Biden, con proposte e contenuti da discutere e da scegliere.
Sulla scheda del voto non compare il nome di Harris, ne di Trump. Il popolo esprime le sue preferenze eleggendo i 538 delegati. Vince chi porta a casa i 270 grandi elettori che nomineranno il 47 Presidente.
La Costituzione Americana si fonda sul principio e sulla indipendenza dei tre poteri: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario.
Nel 1787 i rappresentanti delle Tredici Colonie, riuniti nella Costitutional Convetion di Philadelphia, tanto i latifondisti e schiavisti del Sud, quanto i Commercianti e Banchieri del Nord, concordarono non solo sulle divisioni dei tre Poteri e lasciarono ai cittadini il potere di eleggere il Congresso, cioè il ramo Legislativo.
Mentre per il Presidente fu escogitato un meccanismo, che prevede, ancora oggi in vigore, la istituzione del Collegio dei Grandi Elettori; organismo espresso dalle Rappresentanze del Congresso, cosi suddiviso: 435 membri della Camera dei Deputati eletti in proporzione alla Popolazione di ogni Stato,100 Membri per il Senato e due per ogni Stato, grandi come la California o piccoli come il Connecticut. Il totale è pari a 538, per i 3 Membri nominati dalla Capitale Washington DC. I Grandi elettori, come è stabilito dalla Costituzione, non devono ricoprire cariche pubbliche Federali. In genere vengono scelti dai Partiti tra i politici locali o militanti di provata fede. Le regole del voto sono legate alle procedure fissate dai singoli Stati che in 48 applicano il sistema di natura maggioritario tranne nello Stato del Maine e del Nebraska, dove funziona quello Proporzionale. Nei primi tempi potevano andare alle urne solo gli Uomini Bianchi, perché proprietari di terre. Nel 1870 furono ammessi ai seggi elettorali anche gli Afroamericani, con qualche limitazione negli Stati del Sud sino al 1965;Le donne conquistarono il diritto di voto nel 1920. La Costituzione stabilisce che per candidarsi alla Presidenza occorrono 3 requisiti: essere nati negli Stati Uniti, essere residenti da almeno 14 anni e aver compiuto 35 anni; Entro il 25 Dicembre scade il tempo per comunicare i risultati, il 6 Gennaio vengono ratificati dal congresso che proclama la nomina del Presidente eletto.
In queste elezioni Presidenziali il passaggio è stato puramente formale per il vantaggio acquisito da Trump, già nel mese di Luglio. Segnalo che gli inquilini della Casa Bianca sono il bersaglio preferito e sono segnati da attentati e sangue perché il Presidente con il suo carisma, che va oltre i confini del Paese, è l’espressione del massimo potere del Pianeta, un imperatore elettivo. Tutta la storia Americana è stata tormentata dalla scia di sangue da Lincoln nel 1865 sino a Kennedy nel 1963 o da attentati non letali che risparmiarono la vita a Roosevelt, Trump e Reagan. Così come non sono mancati gli intrighi internazionali, gli scandali sessuali e i colpi di Stato. I loro volti, non di tutti, riempiono banconote, monete e ricordi. Sono, con Trump, ben 47 leader degli Stati Uniti, dalla guerra di indipendenza del 1789 con il primo Presidente George di Washington ad oggi.
È opportuno ribadire che l’America non elegge un dittatore ogni quattro anni. Infatti i poteri sono limitati dai controlli e dai bilanciamenti, esercitati dal congresso che si rinnova con la Election Day. La sfida tra i due è stata impari perché la Harris era una sconosciuta arrivata alla candidatura con ritardo, e pur essendo stata la vice presidente di Biden, non ha mai fatto sentire la sua voce sui temi cruciali: come la politica estera e l’economia, la riduzione del costo della vita, l’assistenza familiare, la riduzione delle tasse, la casa, l’aborto, divenuti poi temi principali del suo programma elettorale.Trump che è stato già Presidente si è mosso con anticipo, anche perché candidato unico dei repubblicani. Ha dato vita al movimento politico “far tornare grande l’America” con l’acronimo “Make America Great Again” i pilastri del programma politico America First sono: ridurre le normative, tagliare le tasse, garantire accordi commerciali equi, assicurare energia affidabile e abbondante e a basso costo, muovere l’innovazione. In politica estera si muove in continuità puntando però a riportare la pace con la forza, negoziando con la Russia di Putin, suo amico, ponendo fine alla guerra in Ucraina.
Sul Medio oriente e sui rapporti con la Cina non è stato chiaro, metterà imposte sulle importazioni Cinesi e su quelle europee.
Obiettivamente va ricordato che non ci sono grandi differenze tra Repubblicani e Democratici anche perché la politica estera in America l’hanno sempre fatta la CIA e l’industria bellica. Peraltro, il Presidente eletto Trump è stato assolto dai giudici non solo per le diverse sue violazioni di legge, ma anche dal reato di aver aizzato i suoi fans ad occupare la sede del congresso Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio 2021 per contestare la regolare elezione di Biden. Ma la storia non è finita, e ritorna, spinta da un vento di tempesta come si è visto, nell’esultanza dei suoi fanatici sostenitori, e più in generale da una parte cospicua del Popolo Americano, che, smarrito e forse in difficoltà, ha cercato protezione in una figura carismatica, aggressiva che si fa carico dei propri interessi, Trump un “Unto di Dio”, perché scampato ad un attentato. Negli Stati Uniti c’è una crisi profonda di valori e di identità in maniera non dissimile dal resto dell’Occidente. La vittoria di Trump mette in luce che un era è finita, quella dei primi due decenni del XXI secolo, e che il problema non è più solo politico, ma morale e anche spirituale. Nulla sarà più come prima; Il neopresidente, forte della vittoria e della Maggioranza al Senato ha promesso scelte che incideranno nell’economia e nella politica dei Dazi, nella immigrazione e nei rapporti con il mondo intero. Queste elezioni sono state importanti, anche per l’Europa, che è segnata da sovranismi e da rigurgiti neofascisti e che deve svegliarsi per battere La Destra, Europea, oggi ancor di più incoraggiate dal presidente Trump. L’elemento più pericoloso è l’alleanza dell’estremismo politico della destra e quello di miliardari, tipo Musk che assieme al presidente Trump, sono una miscela esplosiva per la democrazia mondiale.
Un primo scandaloso esempio è arrivato alla conferenza annuale dell’ONU sul clima, con un anatema del presidente Trump, che ha deciso di far uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi, non versando più la sua quota di partecipazione, che si aggiunge il disimpegno finanziario sulla Nato e sul patto Atlantico. La politica di potenza, aldilà delle parole, poco sincere pronunciate, a mio avviso, nei fatti si allontana dall’idea democratica di ricostruire un ordine internazionale basato su regole condivise e sul primato del diritto e dell’etica.
A grandi linee è questa la visione politica e le possibili scelte della Nuova Amministrazione Statunitense, con gli interrogativi sul futuro e sugli effetti anche Europei in ogni parte del Mondo.
Il mio augurio è che venga sempre salvaguardato il sistema democratico in America e nel mondo e che sia garantita la pace da tutti auspicata.
Pietro Pepe