La scuola italiana, sin dai suoi albori, si barcamena fra il tentativo di creare nuove opportunità di formazione-educazione e la volontà di ridurre diseguaglianze sociali al fine di consentire a ciascun cittadino una partecipazione responsabile e democratica nel vivere collettivo.
Viviamo in un tempo in cui i valori a cui attingere sembrano slegati, non più in linea con le nuove sfide che l’educazione richiede.
Si sbandierano sistemi efficaci che, in taluni casi, si rivelano veri e propri flop.
La scuola che dovrebbe essere in grado di consentire sviluppo e crescita graduale ed esponenziale di sogni, competenze di tutti, mostra una palese difficoltà poiché non sempre riesce nel suo intento, ed i motivi sono fra i più disparati.
Lo scorso anno, Rachele Furfaro, ha presentato al pubblico il libro dal titolo: “La buona scuola. Cambiare le regole per costruire l’uguaglianza” per la Feltrinelli.
Esperta di pedagogia dell’apprendimento cooperativo e politiche culturali, dirigente scolastica dal 1987 della scuola Dalla parte dei bambini, fondata per opporsi ad un modello ottocentesco statico e ingessato, nonché artefice del progetto Focus di rigenerazione dell’ex Istituto Montecalvario nei quartieri spagnoli, Assessore del Comune di Napoli alla “Educazione e Cultura” dal 1997 al 2006, Consigliere alle “Politiche Culturali” della Regione Campania dal 2006 al 2010, insignita della “Placa de Honor de la Orden del Mérito Civil” da sua Maestà Re di Spagna Felipe IV.
Attraverso un processo di osservazione della realtà che gli si è presentata sotto i propri occhi ha introdotto un suo nuovo modo di procedere nella scuola capace di avvicinare e ascoltare i suoi utenti per rendere il luogo di studio/apprendimento capace di rispondere in maniera più adeguata alle reali necessità di tutti in forme accoglienti ed inclusive.
Riferisce che la scuola rappresenta un reale laboratorio in cui differenze di natura socio-culturali si incontrano e si scontrano in un dialogo costruttivo sempre in divenire che consente di costruire un proprio futuro sempre più vicino alle proprie esigenze ed aspettative.
Svariate riforme in campo educativo si sono date il cambio sia pure che tra innumerevoli lacune ed errori mantenendo in piedi certune contraddizioni.
La Furfaro, nel suo lavoro, si sofferma sulla necessità di attenuare le differenze, far sì che tutti abbiano gli strumenti per far emergere l’inedito, arginare comportamenti illeciti, normare tenendo conto della pluralità dei protagonisti che a questa istituzione fanno riferimento. Se si considerano gli alti livelli di abbandono scolastico, tra i più alti in Europa, possiamo comprendere in modo implicito il fallimento del sistema che sembra non rispondere ai reali bisogni della sua utenza.
Ma come fare a cogliere gli elementi che sottendono ad un modello di buona scuola che funzioni davvero? Intanto occorre riconoscere la motivazione che spinge ad apprendere, ossia fornire valide ragioni per imparare in forme pratiche che siano in grado di sperimentare nuovi confini e promuovere creatività e fantasia. L’apprendimento deve avvenire in presenza in una relazione emotivamente alta e partecipata. Aumentare e migliorare i servizi educativi di base che utilizzino l’attività ludica per imparare a ragionare sulle cose, a stare in relazioni positive con gli altri, a predisporsi all’ascolto e dunque ad accogliere il diverso da noi. Di non trascurabile evidenza risulta anche il coinvolgimento delle famiglie, che debbono entrare di diritto in un rapporto di alleanza, capace di rendere il processo educativo/formativo maggiormente inclusivo in grado di abbattere le differenze e migliorare l’apprendimento.
Questi ed altri contenuti, su cui poter continuare a riflettere, potrete trovarli nella su citata pubblicazione.
Non mi resta che augurare a voi tutti una buona lettura.
ROSARIA AVELLUTO