Don Saverio Colonna è responsabile di Fornello dal 1993 come economo provvisorio e dopo due anni come parroco. Non ancora parroco, ha iniziato a occuparsi per diversi anni di tossicodipendenti, che prima venivano accolti e poi indirizzati a comunità di recupero dotate di personale socio-sanitario. Ho incontrato lui e i volontari con cui collabora, che si occupano di persone in difficoltà. In questa prima parte l’intervista a don Saverio.
Come nasce la Comunità Fornello?
Grazie a tante persone che si sono ritrovate insieme che è nata l’Associazione Fornello, con una particolare attenzione al dramma che ancora oggi non è per niente risolto, le dipendenze, anzi si è moltiplicato. A partire da quel periodo, siamo agli inizi degli anni ‘90, vari volontari, ma anche ragazzi, abbiamo compreso che era necessario darci uno statuto, quindi diventare un soggetto giuridico.
In questi ultimi anni avete avuto finanziamenti dalla Regione per ristrutturare la Comunità?
Si abbiamo avuto i finanziamenti ma i lavori non sono ancora iniziati, sono passati cinque anni, ma siamo in dirittura di arrivo, a breve penso inizieranno. In tutti questi anni abbiamo fatto un lungo cammino che ci ha permesso di comprendere che i problemi degli uomini e delle donne del nostro tempo, non sono semplicemente le dipendenze dalle varie droghe, ma alla base di tutto c’è lo smarrimento del senso della vita e cerchiamo insieme a piccole attività di sostenere e aiutare chi ha bisogno, ma alla base c’è il desiderio di aiutarci gli uni con gli altri, a dare un senso alla nostra esistenza, a cercare un significato per la vita, molti rischiano di correre, correre, senza sapere dove.
Qual è il senso della vita oltre alla fede?
Il senso va cercato nell’amore, ma questo amore prima di poterlo dare agli altri, è necessario che lo sperimentiamo e per farlo, occorre che qualcuno ci voglia bene in maniera gratuita. L’amore è così. Possiamo comprendere il senso dell’amore nella logica del comandamento più importante della Bibbia, che è l’osservanza dello shabat, l’osservanza del sabato. Per i cristiani l’osservanza della domenica, intesa come il luogo, il tempo, lo spazio in cui ci incontriamo soltanto per amore, non per fare commercio, c’è una grande sapienza su questo. Un’associazione come Fornello vorrebbe vivere questo, una rete di amicizie, di rapporti, dove cerchiamo di seminare un poco di amore indiscriminato, perché una vera donna o uomo di fede, ama e basta!
Per questo fate anche i ritiri spirituali?
I ritiri spirituali sono una delle proposte più belle che possiamo offrire perché sono uno spazio aperto a tutti, credente o non credente, chi ha tanti dubbi, chi vuole incontrarsi con il Vangelo nella maniera più semplice possibile.
Tutto questo vi permette di avere rapporti con realtà che vanno aldilà del nostro territorio?
Certo, alcuni arrivano dai dintorni e da territori più lontani.
Fornello ha una sua parrocchia che si occupa delle famiglie di agricoltori del luogo, con la sua chiesetta. E’ stato il primo a utilizzarla come realtà di socialità?
Fornello ha sempre avuto questa vocazione ad essere una casa di accoglienza, da quando è iniziata questa esperienza, l’attività si è intensificata. Manteniamo sempre un bel dialogo con tante famiglie che abitano nelle masserie e nei dintorni.
Il primo maggio festa internazionale del lavoro Fornello si anima per ribadire diritti e dignità per chi lavora. Come nasce questa giornata?
Con il tempo questa giornata si è evoluta. Quest’anno lanciamo il tema dei talenti, valorizzare quello dei giovani, vorremmo che tanti giovani si sentissero protagonisti di questa festa, che nel passato ha tentato di valorizzare le nuove piccole realtà con produzioni innovative, anche agricole, piccoli laboratori. Ci sembra che la vocazione di Fornello sia incoraggiare i piccoli in tutti i sensi.
Tutto questo potrebbe avere una ricaduta sul nostro territorio?
E’ certo un piccolo seme. Nella logica del Vangelo sono le cose piccole che vengono dal Signore, quelle che poi fermentano tutta la massa,.
Fornello una volta ristrutturata cosa diventerà?
Fornello è una piccola famiglia, che cerca di dare una mano a qualcuno, senza pretese di fare miracoli. Per quanto riguarda il finanziamento con finalità pubbliche e collettive, per la ristrutturazione dell’immobile, ci piacerebbe tanto raccogliere giovani che possono venire a fare esperienze ludiche e sportive, ma anche di riflessione sulla vita e sui temi di grande utilità. Pensiamo che questi percorsi, questi camminamenti, possano essere non solo di tipo ginnico, ma anche di tipo meditativo, vorremmo offrire in quello spazio della natura, semplice ma bella, la possibilità di fare bene sia al corpo che all’anima.
Ti sei occupato di devianza giovanile. Nei dibattiti si parla solo di repressione, mai di prevenzione. Quale contributo possono dare alla prevenzione, la scuola, le parrocchie sempre vuote di giovani, il Comune?
I bisogni son tanti, si fa molto, ma si può fare molto, molto di più, ma ci vogliono persone che si mettono in gioco e servono anche degli spazi. Per esempio lo scoutismo è una risorsa enorme, ma le domande che gli scout ricevono sono molto di più delle possibilità che hanno di accogliere giovani per fare dei percorsi. Io vorrei incoraggiare giovani ad impegnarsi a mettere a disposizione le proprie energie. Anche l’Associazione Fornello se avesse più volontari potrebbe accogliere più bambini per l’attività di sostegno scolastico che facciamo, o potremmo impegnarci di più e meglio nella mediazione, accoglienza, dialogo, con gli immigrati.
Da tempo sto lanciando la proposta di mettere a disposizione locali delle parrocchie ad associazioni che non trovano spazio. Questo permetterebbe di svolgere attività sociali e culturali, in spazi spesso vuoti o affittati a società sportive che fanno soldi e che possono, in alternativa, essere attrattive per i giovani. Cosa ne pensa?
Questo è un problema, ma talvolta per sostenere una struttura anche sportiva, occorre avere degli introiti, quindi c’è un circolo vizioso che costringe a fare queste scelte. Certo rimane in piedi il problema disuguaglianza, per chi economicamente non può accedere a pagamento a quegli spazi e bisogna trovare una soluzione.
Se dovesse lanciare un appello?
Inviterei tutti quelli che leggono questa intervista ad avere fiducia gli uni negli altri, nelle persone che incontriamo e scendere in campo e mettersi in gioco. Ognuno può collaborare per rendere migliore questo mondo.
Michele Lospalluto