In questi giorni presso il Senato della Repubblica si sta discutendo la tanto contestata legge sull’autonomia differenzia che prelude la concessione di nuovi poteri estensivi, scuola, sanità, infrastrutture al Veneto, Lombardia e all’Emilia Romagna. E’ sotto gli occhi di tutti che è troppo forte la pressione dello scambio tra autonomia e premierato e che sarà fatto sulla pelle dei cittadini e del Parlamento. In più il governo ha collegato il disegno di legge al bilancio, pur in presenza di certificazioni che dimostrino mancanza di risorse. Il punto centrale sta nel fatto che questa legge cambierà il modo di finanziare le Regioni. Attualmente questo sistema è basato sui principi della Costituzione, così com’è stata rivista nel 2001, in particolare sulle norme dalla legge n.42 del 2009(delega del Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell’art. 119 della Costituzione), che stabilisce i criteri in base ai quali, le Regioni ricevono il finanziamento. Questa legge non è mai stata attuata, non si è fatto mai un passo avanti, per cui oggi le Regioni ricevono i finanziamenti in base alla spesa storica, gli stessi del passato. Questo criterio penalizza fortemente il Sud. Si fanno delle norme speciali, ma non si fanno funzionare quelle ordinarie e questo non porta il paese a fare passi avanti.
Questa legge n.42 prevede anche un fondo per le infrastrutture delle Regioni. Per esempio per quanto riguarda la sanità, dovrebbe finanziare l’assunzione di personale,l’acquisto di apparecchiature elettromedicali, il numero di ospedali. E’ noto che le carenze sono più forti al Sud, per cui c’è bisogno di perequare e rendere queste strutture più omogenee sul territorio e più vicine come funzionamento a quelle del Nord. Per realizzare questo obiettivo era previsto un fondo, che non è mai stato attivato, eppure sono passati ben 14 anni da quella legge 42 del 2009 che prevedeva questa perequazione. L’unica novità è rappresentata dai due governi precedenti che avevano destinato 4 miliardi e 600 mila €, di cui 1 miliardo per la sanità, per i prossimi 10 anni, erogabili un poco per volta, l’80% previsti per le Regioni del Sud. Con la legge di bilancio approvata per il prossimo anno dal governo Meloni, questo fondo, chiamato fondo per la coesione, è stato svuotato. Quindi da un lato si procede per dare maggiore autonomia ed in particolare ad alcune Regioni e dall’altro quel pochissimo che è stato fatto per mettere in atto i principi della Costituzione e quelli della legge vigente, vanno cancellati. Altri elementi da mettere in discussione in questa proposta di legge riguardano i cosiddetti “Livelli essenziali di prestazione” (LEP) mai definiti, anche per mancanza di risorse economiche (non si possono fare matrimoni solo con i fichi secchi). La domanda che ci facciamo è: i livelli delle prestazioni da garantire per tutti devono essere essenziali o uniformi? Altra domanda. Si deve o no prevedere una clausola di supremazia della legge statale, come esiste per lo stato centrale in tutti i sistemi genuinamente federali? In ultimo, problema non secondario, apprendiamo che non ci sarà un centesimo per riequilibrare le disuguaglianze.
Michele Lospalluto