E’ il “dono” l’argomento delicatissimo non scelto a caso per il sesto incontro organizzato da “Altamura in dialogo”. Parlare di “dono” piccolo o grande che sia in un periodo così speciale come il Natale significa parlare di responsabilità civile ed è un inno alla vita. Il dono significa andare verso l’altro e per fare questo è importante fare formazione e spingere soprattutto i giovani a far sì che si possa vivere gli con gli altri ma soprattutto per gli altri.
Esordisce così Grazia Lorusso, caporedattrice di “Altamura in dialogo”, che ha avuto il compito di introdurre i numerosi e importanti ospiti presenti all’incontro.
Sin da subito sono apparse tutte le premesse di un argomento di grande attualità soprattutto perché così come il nostro Papa Francesco e prima di lui Papa Benedetto XVI e tutta la Chiesa cattolica sostiene, giudica e accetta la donazione come una forma peculiare e di testimonianza della carità. Riuscire ad approfondirlo e a dare importanza al tema dei trapianti è un modo per interrogarsi e per promuovere la cultura del dono. Le belle frasi sulla donazione devono essere supportate dalla consapevolezza e l’emozione e soprattutto il vissuto del dono fanno la differenza. Il percorso per diventare donatore è innanzitutto un percorso formativo-emozionale in cui la domanda da porsi non è quella del perché diventare donatore ma, al contrario, perché non diventarlo.
Ad aprire l’interessante serata di confronto, ma e soprattutto di informazione, è stato Nicola Disabato, un volto noto nella nostra comunità, responsabile della sezione AIDO -Associazione Italiana Donatori Organi- di Altamura che dal 2000 ha registrato un aumento notevole di registrazioni al consenso, probabilmente a seguito dei percorsi formativi e informativi messi in atto su tutto il territorio attraverso molteplici iniziative soprattutto nelle scuole, perché sono propri i giovani a essere molto sensibili al tema della solidarietà. Nel suo intervento ha sottolineato che la diffusione della cultura del dono permette di raggiungere più persone possibili e con grande soddisfazione e un sorriso di compiacimento afferma che la nostra città risponde in maniera positiva con una percentuale molto alta (69.5%) di consensi alla donazione soprattutto nella fascia di età dei trentenni e quarantenni e che i donatori utilizzati hanno una età che si aggira intorno ai sessant’anni. Continua affermando che oggi è più facile diventare donatore perché basta dare il proprio consenso o anche negarlo con una semplice dichiarazione al rilascio della propria carta di identità oppure attraverso un’applicazione accedendo tramite Spid e poter così dichiarare la propria volontà a diventare ‘onatore’. Egli sostiene in sostanza che chi si impegna per la sensibilizzazione è un operatore di speranza ma il futuro lavoro è proteso al miglioramento nel senso di tendere a far diminuire il numero delle opposizioni. Per fare tutto questo bisogna informare e formare alla cultura del dono in ogni dove, a partire dalle famiglie, nelle associazioni, nelle parrocchie, nonché con la promozione del volontariato che possa far giungere i cittadini alla consapevolezza di riuscire a donare per aiutare gli altri.
A rappresentare l’ADMO –Associazione Donatori Midollo Osseo- è la dott.ssa Sara Ventura, che ha sostituito Nicola Corrado Salati, responsabile della sezione ADMO di Altamura, un altro conosciuto volto della solidarietà e della donazione. La dott.ssa Ventura ha raccontato che ha avuto modo di conoscerlo durante l’incontro di formazione nel liceo classico “Cagnazzi” quando era studentessa e che quando ha deciso di “tipizzarsi” (che consiste in un semplice prelievo del sangue) per essere inserita in un registro di donatori mai avrebbe immaginato di essere quell’uno su centomila e diventare donatore utilizzato. La dottoressa, con emozione, ha dichiarato che essere donatore utilizzato è “qualcosa” che arricchisce e che ti cambia la vita e se pur in pochi casi si riesce a conoscere il ricevente del tuo gesto si vive con la consapevolezza di essere riusciti a salvare una vita umana. L’altro ospite è la sig.ra Rosa Colagiacomo, vedova del prof Tonino Natale, rappresentante della sezione di Altamura dell’ANED –Associazione Nazionale Emodializzati- che ha ben illustrato le esigenze dei numerosissimi problemi, compresa la loro tutela, delle persone che per più volte la settimana devono sottoporsi a terapia di dialisi.
La sig.ra Colagiacomo è stata contemporaneamente un’operatrice sanitaria e testimone di un atto di donazione da parte del compianto prof. Natale.
L’incontro si è fregiato della presenza del Professore Ordinario e Coordinatore Regionale del Centro trapianti, Dott. Tino Gesualdo, un altro volto molto noto per la nostra comunità per il continuo impegno oltre che per la sua altissima professionalità che ha sottolineato con la sua innata positiva verve che è importante mettersi al servizio degli altri ma è importante anche avere e lavorare con le squadre giuste. Proprio questo modus operandi ha fatto sì che il policlinico di Bari possa essere incluso tra i poli di eccellenza con numeri notevoli per i trapianti di cuore, rene e fegato in continuo aumento. Il noto professore ha sottolineato la necessità di considerare la nostra sanità come di un’unica Sanità statale e non di tante sanità perché è questo che garantisce la nostra Costituzione e che tutto ciò sarà possibile grazie all’utilizzo della telemedicina che sarà in grado di portare il dottore dal malato e non viceversa. La BUL, cioè la banda ultra larga in medicina, e non solo, ha e avrà l’obiettivo di sviluppare una rete sull’intero territorio nazionale per creare un’infrastruttura pubblica di telecomunicazioni in grado di risolvere tanti problemi che oggi sembrano insormontabili. Il nostro Policlinico è stato già cablato e dato che la nostra Regione detiene il record dei trapianti, grazie ad una solida base fatta di competenza, spirito di solidarietà e volontà di procedere insieme perché parte integrante di un insieme, bisognerà continuare a fare leva sulla cultura del dono. Per il futuro bisognerà sempre più spogliarsi dell’ autorefenzialità e cercare di creare una nuova Sanità e guardare lontano. Osservando, poi, con la giusta dose di impegno e ottimismo il nostro ospedale “Perinei” lo si può pensare come un volano per il territorio murgiano. A concludere una serata tanto emozionante è stata la testimonianza del giornalista Onofrio Bruno che dopo aver descritto la sua storia clinica ( ha ricevuto da una donatrice in vita un rene che gli permesso non solo di rinascere ma anche di dare vita), quando dopo il trapianto di rene, donato dalla mamma, ha avuto la gioia di diventare padre.
Un incontro che si è concluso con la premiazione e il ricevimento di una targa, consegnata da Tania Dibenedetto in rappresentanza del Sindaco, ad alcuni giovani che hanno deciso di tipizzarsi e diventare donatori di midollo osseo.
La cultura della donazione, dunque, deve essere incoraggiata in modo che si possa costruire una società più solidale e sostenibile.
Caterina PELLEGRINO