Il gruppo musicale è composto da: Francesco Savoretti percussionista anconitano; Fabio Mina flautista riminese: Markus Stockhausen trombettista tedesco, musicista sperimentale e di musica intuitiva, figlio di Karlheinz ricercatore e maestro dell’avanguardia del ‘900; Maria Moramarco voce.
Il concerto di questa sera “PIETRAFONIE” fatto di sperimentazione, di rapporto tra tradizione, quindi radici e modernità, è stato molto gradito dal pubblico. Questa esperienza come nasce?
Maria Moramarco: nasce dall’incontro, non casuale, tra Francesco Savoretti e Fabio Mina, ognuno con il suo contributo. Loro avevano già questo progetto che mirava a portare avanti un discorso di passaggio dall’arcaico al contemporaneo. A questo invito a voler allargare ed analizzare meglio questo confine, io mi sono riconosciuta, superando inizialmente qualche forma di scetticismo. Non mi vedevo nel progetto di coinvolgimento di musica elettronica, abituata come sono, seppure in una musica di riproposizione e rielaborazione, abituata ad una forma di rilettura, seppure moderna, sempre nell’ambito della musica acustica. Dal primo momento ho riscoperto la musica elettronica, non come qualcosa di freddo o di abuso da quello che è il coinvolgimento emotivo, ma tutt’altro, qualcosa che riesce ad essere ugualmente comunicativa e significativa.
Ricordo che la musica elettronica, soprattutto in questa esperienza, non sostituisce gli strumenti, ma li va ad integrare esaltandone i suoni. Spesso si ha un atteggiamento riottoso nei confronti della stessa. Oggi la musica elettronica è importante perchè riguarda l’evoluzione della musica tutta, il suo rinnovamento. La vostra non è un’operazione di revival, ma un’operazione di riproposizione della musica tradizionale in chiave moderna?
Francesco Savoretti: credo che sia trovare un legame tra quello che è la tradizione e la rilettura della stessa con la contemporaneità. Mantenere il filo rosso che possa continuare questa rilettura, aprendosi anche ad altri linguaggi, ad altri stili. Questa è la sommessa. Penso che la cosa importante, in questo caso, sia stata, l’attenzione alla timbrica, sia agli strumenti utilizzati che alla voce e come andare a rileggere questa timbrica, attraverso l’utilizzo dell’elettronica, tradendola, ma nello stesso tempo mantenendola simile. Quindi creare questo filo rosso tra la sonorità di un “tapan” naturale e quello trasformato da alcuni strumenti elettronici, come le campane tradizionali, senza andare a stravolgere, ma andare a cercare di lavorare su come può avvenire questo connubio.
Oggi continuiamo a parlare di musica d’avanguardia, sono 50 anni che ne parliamo. Il papà di Markus Stockhausen, Karlheinz, ricercatore, compositore, veniva fortemente avversato da coloro che sostenevano la musica tradizionale. Oggi quando parliamo di avanguardia, cosa vogliamo dire, modernità, rinnovamento, revisione di quella tradizionale. Qualcuno dice che la musica è stata tutta scritta, cosa inventiamo oggi?
Fabio Mina: sono sicuro che la musica non è stata tutta scritta. Sono state fatte tante cose, però, almeno per me, una strada possibile è il continuo movimento di quella che si chiamava o è stata musica di avanguardia, che oggi è musica contemporanea, che certo non è più quella di 50 anni fa. Una strada auspicabile è quella della contaminazione, sincera, onesta, che parte dalla conoscenza dei generi per mescolarli e realizzare una buona musica, com’è stata fatta dai grandi musicisti.
La musica che avete suonato è fatti di colori e paesaggi sonori, per usare una metafora, che si incontrano e si confrontano nei diversi linguaggi, che è poi l’obiettivo della rassegna. Come si inseriscono le opere dello scultore Vito Maiullari?
M. Moramarco: questo progetto ha questa marcia in più, che consiste nell’utilizzo delle opere dello scultore Vito Maiullari, come artista della pietra. La caratteristica è l’originalità, che consiste nell’aver utilizzato le sonorità estrapolate dalle opere di Vito. Per esempio quelle presentate questa sera che ha chiamato “macìna”.
Come si inseriscono le tue opere scultoree in questo contesto musicale?
Vito Maiullari: ho avuto questo incontro con i musicisti qui presenti,professionisti del suono che continuano a fare una ricerca quotidiana su tutto quello che è il suono. Il suono è fatto di ondo che quando impattano diventano corpo, mettendole insieme diventano musica. Il mio lavoro è quello di una ricerca sul territorio. Le pietre liberano le pietre, liberi suoni del tempo. Questo territorio è fatto di pietre: Questa sera ho portato anche l’opera “pecore in amore”, questa che è una colonna sonora. A un certo punto ho visto il pubblico che ascoltava con grande attenzione questa incursione delle pecore(nel brano che è stato eseguito), che sono la nostra identità con le transumanze, non per niente sia le pietre che le pecore sono diventate bene immateriale dell’umanità. Io ho messo a disposizione l’opera, che può essere iniziata da un artista e continuata da un altro, è un’evoluzione continua. I musicisti con conoscenza della musica, hanno portato avanti una ricerca musicale che abbiamo sentito questa sera. La “macìna” è stata la mia ultima creazione, ho usato la camicia di uno “svecchiatoio” della trasformazione del grano con del mazzaro, questa calcarenite compressa, che è la base della costruzione dei forni nei quali si produce il pane di Altamura. Mi sono emozionato a sentire questa fusione di suoni che venivano dalla materia che rappresenta questa zattera di pietra dove noi viviamo. La contaminazione di cui parlava Francesco e Fabio è stata importante in questa serata. Francesco: la visione di Vito è fondamentale in questo progetto, la sua poetica nasce dalla sua visione, non solo dagli strumenti. Fabio: l’aver conosciuto Vito, l’aver parlato tanto, ci ha portato a sedimentare un’idea che come musicisti avevamo in testa, ovvero sedimento nella pietra. Era già in essa(risponde Vito). Francesco: a proposito di paesaggi sonori, è fondamentale un paesaggio che si trova qui grazie alla visione di Vito, con una nuova identità.
Quindi la tradizione del pane che si trasforma in musica. I luoghi incidono fortemente sulla musica?
Francesco: l’avanguardia è forse questa: una visione diversa di quello che comunemente abbiamo attorno, chi riesce ad avere occhi diversi tira fuori cose diverse, quindi avanguardistiche.
Vito: anche i canti di Maria fanno parte di questi suoni, le pecore, i pastori. Markus oggi diceva: i pastori in Germania sono solo quelli delle chiese, i pastori spirituali. Ritroviamo nelle parole di Maria, nel canto, una creazione da cui nascono dei timbri, dei ritmi, realizzati dai musicisti.
Questa sperimentazione continua per arrivare dove?
M. Moramarco: innanzitutto continua, il fatto che continua è una bella sfida. Che possa continuare perché c’è questo gusto di creare e quindi degli obiettivi. Dove vogliamo arrivare? E’ tutto da scoprire.
Michele Lospalluto