Decine di associazioni laiche e cattoliche, redditi di cittadinanza, giovani che gestiscono i beni confiscati alle mafie, la CGIL, sabato 7 ottobre, sono scesi in piazza a Roma con un’unica domanda. Noi che vogliamo cambiare questo paese cosa fare? La risposta sta nell’applicazione della nostra Costituzione, non cambiarla. Non si cambia il paese con l’autonomia differenziata, un paese abbastanza diviso e frantumato dove il lavoro è precario la fa da padrone, bisogna cambiare la precarietà, il lavoro deve essere retribuito, bisogna aumentare i salari, le persone devono avere il diritto di curarsi, ci sono quattro milioni di persone che non si curano perché non hanno i soldi. Certo sono problemi che provengono da anni di politiche di tagli e definanziamento, ma un governo che non chiama al confronto, alla trattativa, le organizzazioni sindacali, non può essere giustificato. Non si può condividere che un governo decida misure da mettere in campo, facendosi forte della maggioranza che ha in Parlamento e facendo scelte molto discutibili e chiaramente non condivise dalle associazioni che hanno dato vita alla manifestazione e da altre organizzazioni sindacali. La delega fiscale. In un paese che ha 110 miliardi di evasione fiscale, non può approvare 12 condoni e non combattere l’evasione, anche perché far pagare il fisco in base a quello che ognuno possiede, in maniera progressiva come prevede la nostra Costituzione è quello che serve per aumentare la spesa nella sanità, per costruire scuole e asili e metterli a norma, per creare lavoro che non sia precario, altrimenti i giovani se ne vanno dal nostro paese. Sulla occupazione i dati ci dicono che sta aumentando si il lavoro, ma quello a termine e quando si parla di occupazione, nella statistica contano anche quando si lavora un giorno all’anno o quando lavora dieci ore al mese. Sono dati che andrebbero letti, perché se nel paese si continua ad essere poveri lavorando, vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Ci sono sei milioni di persone che pur lavorando guadagnano meno di 10 mila euro all’anno e a questo bisogna aggiungere che il livello di precarietà nel nostro paese non ha eguali. Ogni anno abbiamo 120 mila giovani laureati e diplomati che vanno via in altri paesi perché da noi sono sfruttati, ci vuole un cambiamento vero. Questo cambiamento gli organizzatori e i partecipanti alla manifestazione lo vedono nella via maestra della Costituzione, nell’applicazione dei suoi principi a partire dal lavoro, non il profitto, non il mercato. Tra gli obiettivi c’è la modifica della legge elettorale, per fare in modo di recuperare al voto il 50% che lo rifiuta, anche perché non prevede la scelta del candidato da votare e quelli eletti invece di rispondere ai cittadini, rispondono a coloro che li hanno nominati in lista. Ci sono due idee di società una democratica che spinge alla partecipazione e una autoritaria che restringe gli spazi di democrazia. Oggi siamo di nuovo davanti all’idea che ci vuole qualcuno di forte.
Davanti agli spazi di democratici che si chiudono sempre di più, davanti alla crisi della democrazia che riguarda non solo i partiti, ma anche la rappresentanza dei lavoratori, il sindacato, c’è tanto bisogno che la politica tutta torni ad occuparsi delle persone e del lavoro, ai valori dei costituenti. Il segretario della CGIL Landini ha sottolineato a proposito degli emigranti: per ricostruire le comunità e la solidarietà è tra le persone che si ottiene, non fra uguali, ma quando chi ha di più aiuta chi ha di meno ad avere duritti, perché il nostro nemico non è il migrante o chi ha un lavoro più sicuro del mio, ma quello da battere è chi sfrutta, chi paga salari a 5 o 6 euro ad ora e non i 9 che noi abbiamo proposto al governo. Don Luigi Ciotti del fondatore dell’associazione Libera, è stato ancora più duro: siamo davanti alla prostituzione della Costituzione e non possiamo tacere. La Costituzione è il primo testo antimafia, è carta ma anche carne, lo so bene la magistrata Iolanda Apostolico che ha solo applicato la legge e il diritto europeo, subito ha subito un massacro. Uniamo le nostre forze costruiamo una nuova forza sociale e politica. Su questi obiettivi hanno manifestato migliaia di persone, si parla di 200 mila. Era da più di 10 anni che tanta gente non scendeva in piazza. E’ segno di un nuovo inizio? I presupposti ci sono, la società civile che vive i problemi e le difficoltà del vivere, le associazioni che operano sui territori e che sono il cuore pulsante di quei luoghi, il sindacato più vicino ai problemi di chi lavora e non ce la fa e di chi un lavoro non ce l’ha. Ci auguriamo che i partiti da quelli di governo a quelli di opposizione, facciano proprie queste istanze trasformandole in provvedimenti, ovvero svolgano il ruolo che assegna loro la Costituzione.
Michele Lospalluto