Sì è conclusa Sabato 9 Settembre con la consueta cerimonia di premiazione all’interno del Palazzo del Cinema la Ottantesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Una edizione importante, che ha segnato il ritorno ai numeri e alle presenze precedenti la pandemia. Numerosi i titoli di grande interesse, in concorso e nelle sezioni collaterali, che hanno richiamato al Lido un pubblico ampio e variegato. In larga parte condivisibili e condivise, da spettatori e addetti ai lavori, le scelte della giuria presieduta da Damien Chazelle, che ha assegnato il Leone d’Oro a “Poor Things” del greco Yorgos Lanthimos, autore di punta del panorama del cinema d’autore contemporaneo. Una favola fantasy per adulti, visionaria e irriverente, magistralmente scritta e interpretata da un cast in grande spolvero composto da Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe, in cui la regia di Lanthimos si concede ad un caleidoscopio di invenzioni e sorprendenti scelte stilistiche. Un Leone d’Oro che quindi sembra, per una volta, aver messo d’accordo tutti, e di cui sicuramente si ricomincerà a discutere a fine Gennaio 2024, quando il film arriverà in distribuzione nelle sale italiane.
E’ già uscito in sala invece il film italiano premiato con i riconoscimenti più importanti alla Mostra, lo splendido “Io Capitano” di Matteo Garrone. Il film, che racconta l’odissea di due ragazzi africani con il sogno di arrivare in Italia, affronta il tema delle rotte migranti con una inedita chiave di racconto, in grado di raggiungere vette di umanità e commozione senza rinunciare a pagine di estrema durezza. Al film di Garrone è stato tributato un meritato Leone d’Argento per la Migliore Regia e al giovane senegalese Seydou Sarr, protagonista del film alla sua prima esperienza di attore, un altrettanto doveroso premio Mastroianni come miglior interprete emergente. Tra gli altri premi più importanti del palmares sono da segnalare il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria all’ottimo film del giapponese Ryusuke Hamaguchi, un apologo di rarefatta delicatezza e sensibilità sul rapporto tra uomo e natura, e il Premio Speciale della Giuria a “Green Border” della polacca Agnieszka Holland, sul dramma umanitario al confine tra Bielorussia e Polonia.
Il premio per la migliore sceneggiatura è andato ad un altro dei film più attesi della Mostra, “El Conde” del cileno Pablo Larrain, produzione Netflix in cui Augusto Pinochet indossa il mantello del Conte Dracula, un non-morto assetato di sangue che vive nell’ombra in attesa di rioccupare il suo posto nella storia. Venendo agli attori, in una edizione che ha visto susseguirsi sullo schermo una serie di valide interpretazioni soprattutto femminili, la Coppa Volpi per la migliore attrice è andata a sorpresa a Cailee Spaeny, Priscilla Presley nel film, piuttosto deludente, diretto da Sofia Coppola. Più azzeccata la scelta della giuria per la Coppa Volpi maschile, assegnata all’ottimo Peter Sarsgaard protagonista del bel film di Michel Franco “Memory”.
Stefano Lorusso