Giunge al secondo fascicolo la collana dei Quaderni di Risorgimento Socialista che intende raccogliere i contributi di studiosi e attivisti impegnati nella ricostruzione di una cultura critica del neoliberismo e nel rilancio di un partito autenticamente socialista, richiamandosi alla tradizione composita della sinistra socialista italiana e ai movimenti di contestazione della globalizzazione neocapitalista.
Il primo numero della collana (Niente sarà come prima? Riflessioni al tempo del coronavirus fra crisi di sistema e possibilità socialista, curato da Gaetano Colantuono) era nato nel corso della prima fase (marzo-maggio 2020) dell’emergenza sanitaria e economica emersa nei mesi dell’espansione del Coronavirus. Con esso si era cercato di fornire un’interpretazione alla crisi in forma di diario collettivo e alcuni documenti del partito Risorgimento socialista sulle vicende di quella fase.
Il secondo fascicolo è dedicato a un tema decisivo della riflessione politico-culturale, le relazioni complesse fra il pensiero liberale e il destino della democrazia (Il divorzio tra liberalismo e democrazia, curato da Ferdinando Pastore, 2023): mediante una corposa serie di ventotto fra saggi, contributi e documenti il volume si prefigge di contribuire al rilancio di un pensiero critico verso la lunga egemonia del pensiero liberale che di fatto ha strutturato il dibattito pubblico e la vita istituzionale in Italia durante la cd. “seconda repubblica” con la sola eccezione della stagione dei movimenti dei social forum.
La proposta di riflessione appare decisiva proprio perché nel nome di una presunta difesa del modello liberal-democratico le classi dirigenti occidentali stanno rompendo quell’equilibrio internazionale scaturito dopo la seconda guerra mondiale e ripropongono in termini di attualità l’eventualità di una guerra. Un’ampia e densa introduzione scritta dal curatore F. Pastore prende le mosse dalla storia del liberalismo – in quanto ideologia di ceti possidenti e benestanti – per dimostrarne la sua relazione conflittuale da sempre con la democrazia, la lunga fase di compromesso nel secondo dopoguerra finito negli ultimi decenni del Novecento e l’attuale condizione di dominio dei mercati finanziari sugli stati e sulla sovranità popolare con una catechesi individualistica e politicamente corretta a fare da corredo.
Il volume vuole affrontare come l’egemonia del pensiero liberale ha condizionato ogni interstizio della vita sociale e privata della popolazione in molteplici ambiti, da quello politico/istituzionale (saggi di F. Bartolomei, N. Fragiacomo, P. Borioni, A. Benzoni, M. Salvi) a quello economico/giuridico (saggi di V. Bottomi, N. Pettinari, A. Martone, D. Viola, Giulia Bertotto a cui si deve una magistrale sintesi che spiega le ragioni dell’opposizione all’utero in affitto), da quello sociale a quello culturale e scolastico (saggi di S. Prontera, A. Agustoni, G. Colantuono, A. Castronovi, F. Marchi, E. Wolken, L. Monsellato, F. Conti, M. Iorio). Vari interventi si propongono di interpretare possibili trasformazioni in senso autoritario del modello imperniato sulla centralità dei mercati, una delle minacce ricorrenti nell’Occidente tardocapitalista, prendendo sul serio il tema di un’autentica crisi democratica; la fine di un forte ruolo politico-istituzionale del movimento dei lavoratori e la dissoluzione di un partito socialista adeguato alle sfide di una critica radicale alla globalizzazione neoliberista costituiscono lo scenario storico che hanno portato allo snaturamento e alla continua revisione del dettato costituzionale verso esiti apertamente tesi alla cessione di sovranità popolare, di tecnocrazie elitarie e di una sostanziale democratura. In altri termini, secondo gli autori del testo, l’egemonia neoliberale in tutti i campi della vita privata e pubblica costituisce una variante più insidiosa di assolutismo, se non totalitarismo (una sorta di ritorno a tempi anteriori all’irruzione del movimento dei lavoratori sulla scena politica del tardo Ottocento), e il volto attuale di una ricorrente cappa antisocialista e in definitiva neocoloniale e antipopolare da parte delle élite benestanti e benpensanti occidentali bianche. Le ricorrenti guerre dirette, economiche (mediante sanzioni o riforme strutturali che massacrano popolazioni del Sud del mondo) o per procura (fino al caso ucraino) sono testimonianze dell’indisponibilità di quei ceti elitari a permettere un’evoluzione verso esiti democratici, multipolari e culturalmente plurali della storia mondiale. La tradizione socialista afferma qualcosa di radicalmente altro e nell’opposizione intransigente alle guerre coloniali, all’immane massacro della grande guerra, al regime fascista e alla Costituzione il contributo dei socialisti risulta fondamentale e solo rivendicando tale passato potrà rinascere un fronte neosocialista di massa.
Una novità introdotta dal secondo fascicolo, oltre a studi che parlano del passato del movimento dei lavoratori (F. Cori, F. Greco che ripropone il rilievo del sindaco contadino Rocco Scotellaro) è la sezione “Incursioni” che si rivolgono all’intera vita culturale del Paese, per contrastare la visione liberale tesa a imporre modelli culturali, sensibilità narrative e perimetri di analisi. Riappropriarsi del giudizio sulla produzione artistica, sui fenomeni sociali e di costume sembra essere oggi uno dei punti nevralgici perché possa essere messa in discussione l’egemonia di pensiero liberale, divisa tra un progressismo individualista cieco e nichilista e un conservatorismo arcadico che sfocia in un insensato e impolitico piglio nostalgico. Conclude il volume un ampio e articolato documento del partito contro la guerra per procura della Nato in Ucraina, che riafferma l’opposizione dei socialisti alla cobelligeranza italiana e dell’UE.
In definitiva, il volume, nell’assolvere la funzione di palestra per la formazione e l’autoformazione politico-culturale dei dirigenti del partito e di militanti dell’area antiliberista e costituzionale, testimonia una forte volontà del partito nella “battaglia delle idee” contro il pensiero unico liberale e una crescente autorevolezza della collana, con l’auspicio di una sua continuità editoriale e di una maggiore eco nel discorso pubblico mediante presentazioni e recensioni.
Michele Lospalluto