La guerra segna l’Ucraina, creando ferite profonde. Inizia il 24 febbraio 2022 e con il passare dei giorni, il paesaggio di morte, distruzione e terrore diventa familiare. Milioni sono costretti a fuggire dalle loro case, rifugiandosi lontano dal caos. Ogni giorno, la vita degli ucraini cambia radicalmente, scontrandosi con un futuro incerto e cupo. L’aumento della povertà, l’angoscia dei bombardamenti, la corsa agli aiuti umanitari – sono questi gli elementi che definiscono il quotidiano. Eppure, la resilienza del popolo ucraino risplende nel buio. Tra le rovine, nasce una speranza, un desiderio ardente di normalità.
Le città sono diventate “città fantasma”, bombardate e sventrate. Kyiv vive tra blackout e attacchi notturni, eppure resiste. La minaccia nucleare da Zaporizzja pende su tutti come una spada di Damocle. E mentre l’Ucraina contrattacca, la situazione rimane in un equilibrio precario.
Nel cuore del conflitto, le storie di sofferenza emergono – genitori che cercano notizie dei loro figli al fronte, bambini che invece di giocare, conoscono i nomi delle armi. E la domanda persiste: “Come possiamo perdonare?”
Il vero volto della guerra non è solo nei racconti di battaglie e strategie, ma nel cambiamento drammatico della vita quotidiana. Bambini che, invece di giocare, riconoscono ogni arma di guerra; persone che si affannano per trovare un sorso d’acqua potabile; anziani che attendono con ansia notizie dei loro cari al fronte.
Eppure, in mezzo a tutto questo, la missione non si ferma. Il “fronte della carità” prosegue, offrendo aiuto e speranza a chi ne ha più bisogno. La guerra potrà cambiare molte cose, ma la solidarietà, la libertà e il coraggio del popolo ucraino restano indomiti. In questo clima di distruzione, emerge un messaggio potente: non si tratta solo di “tener duro”, ma di “tenersi stretti”. Solo insieme, l’Ucraina può trovare la sua “pace evangelica”.
Don Mykhaylo Melnyk