“Un manifesto di ideali del proletariato del mezzogiorno d’Italia alle soglie del Novecento” tutto questo raccolto in un romanzo postumo dal Titolo” Il sole sulle murge “ del professore Dino De Lucia nato nel 1916 e scomparso prematuramente nella sua Altamura l’8 gennaio 1973 è stato presentato sabato 15 Aprile scorso presso la sala Tommaso Fiore in una partecipata e sentita iniziativa . Non solo un manifesto di sentimenti sociali che l’autore da sempre impegnato in politica fino alla sua scomparsa , ha trascritto in maniera egregia e di alto spessore narrativo ma, anche un solco di spiccato valore sociologico ed intimo che ha raccolto i semi e sentimenti comuni di una generazione che ha forgiato il popolo della Murgia. Un romanzo dalla cui narrazione si diramano diverse storie e personaggi che mano a mano perdendone anche le appassionate tracce iniziali si concentrano sui protagonisti Canio e Maria. Personaggi dalla purezza d’animo e forza morale che vanno oltre il tempo rendendoli esempi di coerenza non solo politica difficilmente confrontabili. Un romanzo che ha sequenze e dissolvenze da farlo somigliare ad un film sempre sostenuto da una colonna sonora di accompagnamento “il popolo dei rassegnati ancora alla ricerca di un riscatto” a cui non servono solo le parole anche se cariche di forza e azione a dare un senso alla lotta ma, anche l’obbligo quotidiano di vincere la paura della fame e della miseria sempre più nelle mani del padrone dalle mille facce e dal cinismo sconvolgente e mai sopito. “Il sole Sulle Murge” a volte si raccoglie quasi in preghiera attraverso la poesia dei luoghi e le storie di pudici amori tra i vari attori viventi dove le donne le senti gridare anche con il loro silenzio la voglia di essere protagoniste al fianco dei loro compagni e mariti. Uno sguardo lontano nel tempo che non vuole fare “il verso” ai nostri avi alle braccia che hanno fatto della vanga il vero strumento del progresso di un territorio povero e selvaggio e sempre comunque depredato. Dopo oltre 50 anni da quando è stato dattiloscritto su una raccolta di veline oramai ingiallite dal tempo e grazie alla memoria e la forza dei suoi figli Antonio, Giuseppe e Mariagrazia De Lucia e il contributo della azienda Gielle e Lab edizioni, riemerge questo romanzo , come da un fiume Carsico con la forza di un fiume di acqua fresca e di cultura sociale ed umanistica che ricorda a tutti il valore della politica fatta con la forza delle idee e del confronto che traguardano il tempo ma, hanno bisogno anche di uomini e donne che la raccolgono con senso di altruismo così come Canio nel romanzo ha sempre mantenuto fino all’ ultima pagina della sua storia . Nessuna retorica o retrospettiva storica da ricercare a tutti i costi in una lettura di questo ritratto murgiano del primo novecento ricco di profonde contraddizioni che si conclude con questa espressione a gran voce a far eco sulla nostra terra “ma siamo felici, o contadini , è sorto il sole”.
Michele Micunco