(STATO REGIONI E COMUNI)
75 anni fa veniva promulgata la “Costituzione Italiana”, patrimonio di regole condivise dal Popolo Italiano che è divenuta la luce per ogni “democratico”, da preservare a tutti i costi, dopo le tenebre del Passato-dittatoriale. Ci ha mostrato la via per il progresso e la crescita economica, ed ogni italiano ha il dovere di tutelarne sempre i valori fondativi, anche perché la Costituzione rimane la stella polare che ci salva dal buio di ogni epoca;
Mi auguro non venga trasformata in una Repubblica Presidenziale o semi Presidenziale, in quanto verrebbero fatti fuori i bilanciamenti assicurati della Presidenza della Repubblica, che rimane l’unica Istituzione che funziona. Per rilanciare il Paese però, oggi davanti ai continui cambiamenti serve sicuramente una grande Riforma Costituzionale che continui a dare Forza e stabilità alla Democrazia Parlamentare, e spero che il Ministro per la Riforma e il Parlamento, siano all’altezza del compito straordinario a cui sono chiamati. La Politica, con la (P) Maiuscola, mette a disposizione dello Stato “veri servitori delle Istituzioni” che devono rincorrere sempre la migliore soluzione superando i contrasti fine a sé stesso, caratteristica degli stupidi e degli inconcludenti. È tempo, perciò, di riscoprire un’autentica scala dei valori, attraverso il ribaltamento “dei destini dei Superbi, dei Potenti, dei Ricchi e degli Affaristi” insensibili agli onesti, agli umili e ai poveri. Questa Legge rivoluzionaria sulla sorte delle attuali Società secondo Umiltà e Giustizia vale per la vita di questo tempo, specie per quella sociale che deve ispirare i suoi comportamenti pubblici e bloccare quanti purtroppo, sgomitano per fare carriera.
Mi viene in soccorso la celebre frase del Vangelo: “Se uno vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti, e il servitore di tutti”.
Così come ho molto apprezzato l’ultima fatica del defunto Presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli che ha raccolto i discorsi per l’Italia e per l’Europa nel suo libro “La saggezza e l’audacia” che rimane un’utile contributo dinnanzi a trasformazioni epocali che, per essere governati, hanno bisogno di nuove idee e del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massima audacia. Suggeriva la strada da seguire per le scelte future: una straordinaria innovazione non solo nella tecnologia ma nelle istituzioni; nelle politiche; nello stile di vita e nel nostro essere comunità. La transizione ecologica di cui l’Europa deve farsi motore nel mondo, sarà possibile solo se verrà assicurata una vera equità sociale. Per fare questo è necessario riaffermare in Europa la centralità della persona, la tutela dei diritti, il rispetto delle differenze e delle pluralità, che nella nostra Costituzione sono garantite. Anche perché, davanti a noi e all’Europa, ci sono nuove crisi e nuovi squilibri che devono essere fronteggiati; il riferimento è al green deal, alla transizione digitale, ad un grande progetto di speranza che possa incarnare i nostri valori e la nostra civiltà con una grande unità operativa. Cioè una Europa che innova, che protegge, che sia faro e che sia coesa politicamente.
Il dibattito istituzionale “sulle riforme” accanto al progetto di “autonomia differenziata” e alle conseguenze che ne deriverebbero sulle Regioni, non può dimenticare il settore del “Patrimonio Culturale”; una risorsa economica che deve rimanere nella sfera nazionale anche se è Patrimonio Regionale Territoriale; Si compone di ben 5 riferimenti che guardando alla lingua Italiana e al linguaggio che impongono percorsi unitari Nazionali e sono: la storia e la identità; l’antropologia; le etnie storiche; la cultura popolare dei territori; le arti, espresse dalla pittura, dai centri storici, dai monumenti, dalle biblioteche, dai musei, dagli archivi, dalla letteratura, dallo spettacolo ed dal cinema; La gestione dei beni culturali basata sui quattro noti capisaldi (tutela–conservazione salvaguardia–valorizzazione–fruizione) anche nell’autonomia differenziata deve essere realizzata con una visione unitaria, pur nelle specialità dei territori, trattandosi per’altro di un principio amministrativo ed economico.
Il 2 Febbraio 2023, il governo Meloni ha approvato il “Disegno di Legge” del Ministro leghista Calderoli che prevede un percorso a tappe in 10 articoli per attribuire le funzioni dello Stato alle Regioni: su formazione–istruzione–salute–ambiente, dopo che saranno definiti i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) come stabilito dall’articolo 117 della nostra Costituzione, cioè i diritti civili e sociali. Le regioni del Nord (Lombardia, Veneto ed Emilia–Romagna) hanno già avviato il procedimento per una intesa con il governo, mentre quelle del Sud (Campania-Calabria e Puglia) hanno letto la proposta di autonomia differenziata come l’avvio dello smantellamento dello Stato Centrale.
Va evidenziato che l’autonomia differenziata è prevista nella Nostra Costituzione e va attuata nel rispetto delle procedure. L’auspicio è che non ci sia un’accelerazione di tipo ideologico da parte della Lega. Siamo già alla II lettura da parte del Governo del disegno di Legge. Anche perché l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) ha formalizzato la sua proposta partendo dalla definizione dei finanziamenti dei LEP ed è contraria all’assegnazione di “Poteri amministrativi” alle Regioni. L’asseverazione dei Comuni ha fornito il suo contributo alla discussione, in Commissione “affari Costituzionali”, alle elezioni dirette del Presidente del Consiglio Provinciale e alla ipotesi del Terzo Mandato dei Sindaci e dei Presidenti delle Regioni.
I sindacati della Scuola aderenti alle CGIL-CISL e UIL assieme a quello autonomo (GILDA) stanno raccogliendo le firme per fermare il progetto di riforma di regionalizzazione delle “scuole statali”, da presentare al Parlamento (Al Senato) attraverso una “proposta di legge di iniziativa popolare”, preoccupati che la Scuola Pubblica privatizzata, possa creare cittadini di serie A e di serie B a seconda delle Regioni in cui vivono.
Stesso ragionamento vale per la sanità dove c’è il sospetto concreto che la Maggioranza di Centro Destra punti a privatizzarle favore delle Assicurazioni, così come per le infrastrutture e l’energia.
Anche la Regione Puglia sarà chiamata a cambiare il suo “Statuto” per gli effetti del calo demografico e della legge del 2011, finalizzata al contenimento della finanza pubblica. La popolazione è scesa sotto i quattro milioni di abitanti e la Legge Nazionale prevede in questo caso la riduzione degli attuali 50 consiglieri eleggibili a 40. Ci saranno risparmi di circa sei milioni a condizione che venga approvata la revisione dell’ordinamento della Regione e della legge elettorale vigente. Siamo ad un punto cruciale nel quale la maggioranza del centrodestra e il governo sveleranno le intenzioni e il volto vero, dall’altra parte si misurerà la forza e la coesione della Minoranza.
È sempre stato così chi detiene il potere è infastidito dalle critiche o dalle pubblicazioni di notizie relative al suo operato o ad inchieste nei confronti dei propri rappresentanti e che può volere solo nei sistemi politici dittatoriali. In Italia siamo in Democrazia e i cittadini hanno interesse a conoscerle e ad esprimere la propria opinione ed il proprio voto, come recita l’articolo 21 della Costituzione. A conferma in Italia è stato inaugurato, già nel 2000, lo strumento delle Primarie con Prodi, prima, ed ultimamente con l’attuale segretario del Partito Democratico Schlein. In Puglia furono celebrate nel 2005, che chiamò Vendola e il sottoscritto a presiedere la Regione. Così come i giornalisti hanno il diritto ed il dovere di pubblicarle. Ultimamente, faccio notare, che la Politica anziché preoccuparsi di combattere una inflazione che impoverisce, di un lavoro sempre più maltrattato, di una sanità pubblica e in decadenza, e delle famiglie e delle imprese in difficoltà si dedica con grande impegno a come riformare la giustizia e le intercettazioni che riguardano il mondo illegale, degli affaristi e dei corrotti.
Eppure, già il 2017, cioè, appena 5 anni fa, è stata varata una disciplina sul tema, a mio avviso, del tutto ragionevole e da preservare. Ci troviamo in uno straordinario cambio d’epoca che impone a tutti, grande senso di responsabilità e azione finalizzata e dare un’anima al mondo, lavorando per stoppare i conflitti e per eliminare ingiustizia, povertà e danni ambientali. Per questo serve una cultura politica nuova, coinvolgendo soprattutto i giovani interessati a cambiare strada. Non serve pertanto continuare a lamentarsi della mancanza della presenza dei Giovani nella Politica. Il mio suggerimento, se vogliamo che si interessino di più e partecipano in prima persona è necessario, come ci ha insegnato Giorgia La Pira, lasciare loro un po’ di spazio senza strumentalizzarli specie nei periodi Elettorali.
Spero che su queste tematiche si apra una serie di dibattiti e una riflessione a livello istituzionale e tra le forze politiche per realizzare una riforma dello Stato, delle Regioni e dei Comuni che evita secessioni o privilegi di alcuni su altri. Fortunatamente in quest’anno il Meridionalismo da raffinata dottrina è divenuto sentimento di popolo. Ora il Sud e le sue Regioni e si suoi Comuni hanno una coscienza Politica ed Istituzionale e possono essere centrali nella distribuzione delle funzioni e delle competenze e del potere che deriverà dallo Stato.
In conclusione è urgente definire e rilanciare il ruolo dei Partiti e la partecipazione dei cittadini disciplinando innanzitutto l’Art.40 della Costituzione, via obbligata per poter contrastare “l’astensionismo” fortemente presente, già, nella tornata elettorale del Lazio e della Lombardia. “Un serio allarme per la Democrazia” a cui bisogna con urgenza porre rimedio.
Cordialità
Prof. Pietro Pepe