I curdi sono un gruppo etnico iranico originario dell’Asia occidentale; le loro comunità negli ultimi anni si sono sparse anche in Europa. La popolazione curda ha da sempre avuto dissapori con la Turchia, sin dal Trattato di Losanna dove si sancì il confine tra i due; ciò ha portato a numerose rivendicazioni nazionaliste mutate poi in veri e propri attentanti; l’ultimo risale allo scorso 13 novembre.
Quel giorno, infatti, nel primo pomeriggio sulla principale via di Istambul, Istiklal Caddesi, si è verificata una forte esplosione. Il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) in una dichiarazione pubblica ha smentito il proprio coinvolgimento con l’accaduto; di fatto il modo in cui è avvenuto l’attentato non si rifà al modus operandi del PKK, poiché essi non hanno mai avuto come bersaglio i civili bensì forze militari turche.
Ad oggi non c’è stata alcuna reazione turca.
Solo qualche settimana fa, 23 dicembre, si è verificata una sparatoria davanti al centro culturale curdo a Parigi Ahmet-Kaya, dove hanno perso la vita tre attivisti. L’omicida ha dichiarato di provare un odio patologico verso gli stranieri, egli infatti ha alle spalle diversi episodi di razzismo. Da allora le comunità curde hanno organizzato manifestazioni, provocando anche alcuni scontri con le forze dell’ordine. Il loro obiettivo è quello di farsi sentire visto l’ennesimo attacco alla popolazione, e perché sospettano che dietro l’attacco ci possa essere la Turchia di Erdogan.
Non è un caso che i primi ad essere stati colpiti sono tre persone di rilievo della comunità curda parigina. Il paradosso è che nove anni fa, nello stesso posto vennero uccisi altri tre attivisti curdi, in un attentato simile; in quella occasione c’era stato lo zampino dei servizi segreti turchi.
La sparatoria sarà una risposta indiretta all’attentato di Istambul? O ancora una volta la xenofobia gioca brutti scherzi, come affermato dallo stesso assassino?
Caterina Disabato