Siamo una parte di quel popolo che si batte per la difesa e l’attuazione della nostra Costituzione, che ha impedito le sua deformazione tentata dalla legge Renzi-Boschi e che è da sempre in campo per una legge elettorale pienamente costituzionale. I nostri comitati, che assommano a diverse centinaia in tutto il paese e anche fuori d’Italia, sono composti da costituzionalisti, avvocati, studenti, insegnanti, pensionati, lavoratori, precari, artisti, intellettuali, quindi cittadine e cittadini che hanno deciso di impegnarsi in questa lotta in difesa della democrazia partecipativa e dei valori fondamentali della nostra Carta Costituzionale fermandone lo stravolgimento nel referendum del 4 dicembre 2016. Da allora abbiamo deciso di non fermarci e di proseguire la nostra battaglia per l’attuazione della Costituzione.
Con questo spirito abbiamo dato vita a un Comitato per il No al Taglio del Parlamento che si è battuto nel referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020. L’esito ha visto il Sì vincente con i 69,96% dei voti, pari a 17.913.089, mentre il No ha ricevuto il 30,04% dei consensi, pari a 7.692.007 voti. Tuttavia la campagna per il No ha rappresentato un importante contributo alla vitalità della nostra democrazia, ha impedito che l’appuntamento referendario passasse sotto silenzio, ha evitato un plebiscito per il Sì e ha mobilitato energie rilevanti in tutto il Paesi a sostegno della Costituzione e dei suoi istituti fondamentali quali il Parlamento. Il No ha avuto risultati importanti nelle aree dove è stato possibile fare giungere una corretta informazione. In particolare il No ha ottenuto rilevanti consensi tra i giovani – è stato maggioranza tra gli studenti secondo diversi studi sull’andamento del voto – ed ha conquistato voti anche nelle aree di riferimento e di adesione dei partiti che pure si erano dichiarati per il Sì.
La vittoria del Si non ha affatto stabilizzato la situazione, anzi è più che mai necessario intervenire in tutte le sedi per evitare che il taglio si trasformi in una lesione irreversibile della centralità e rappresentatività del Parlamento. Si affacciano nuovi pericoli per la democrazia nel nostro paese. La pretesa dei Presidenti delle Regioni, in particolare di alcuni, di puntare all’autonomia differenziata, in spregio all’unità del nostro paese e del ruolo dei partiti e del Parlamento favoriscono una tendenza verso soluzioni accentratrici e presidenzialiste che stravolgerebbero ulteriormente la nostra Costituzione. Anche le iniziative che ora chiedono una legge elettorale, in parte condivisibili, non affrontano il problema di fondo che è come ridare centralità al ruolo del Parlamento, per quanto ora indebolito nella capacità di rappresentare opinioni e territori a causa del taglio. Per di più vengono annunciate iniziative di ulteriori interventi sulla Costituzione che in parte contraddicono le modifiche già in discussione.
Per tutte queste ragioni non possiamo disperdere le intelligenze e le forze che si sono mobilitate per il No.
Dobbiamo essere promotori e sostenitori delle iniziative culturali, sociali e democratiche che si sviluppano e si svilupperanno nel Paese nella direzione dell’attuazione della nostra carta Costituzionale.
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Samo quindi impegnati, in primo luogo, per:
1.Ottenere una nuova legge elettorale che superi le liste bloccate, consenta ai cittadini di scegliere direttamente i loro rappresentanti, da eleggere su base proporzionale con una correzione attraverso un collegio nazionale. Del resto il Coordinamento ha promosso già prima del referendum una raccolta di firme in calce ad un documento per una legge elettorale proporzionale e un Progetto di legge. Cercheremo di costruire convergenze con quanti oggi condividono gli stessi obiettivi a fronte del pericolo concreto che non si riesca ad approvare una nuova legge elettorale proporzionale, con il diritto degli elettori di scegliere direttamente il candidato.
2.Bloccare l’autonomia regionale differenziata, che metterebbe a rischio l’unità nazionale e darebbe più forza a quanti propongono addirittura una forma di governo presidenziale. Esattamente questo è il disegno di radicale stravolgimento della Costituzione che la destra vuole realizzare. Bisogna contrastare le attuali spinte centrifughe delle Regioni che con le loro divaricazioni stanno già creando disparità nell’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini italiani, ad esempio quello alla salute – come si è visto nel corso dell’attuale pandemia – confermando le preoccupazioni sulla tenuta dell’unità nazionale.
Inoltre è necessario avviare una riflessione su come sottrarre le modifiche della Costituzione alle convenienze politiche del momento, ridefinendo il processo di revisione che attualmente le consegna a una maggioranza che spesso coincide con quella del governo. Anche i regolamenti parlamentari dovranno essere modificati, superando meccanismi ipermaggioritari, mettendo limiti ai decreti legge, ai voti di fiducia, ai maxi emendamenti, definendo le garanzie per l’opposizione, garantendo spazi all’iniziativa dei parlamentari. Nello stesso tempo vogliamo mettere in discussione l’introduzione del principio del pareggio di bilancio nel testo costituzionale, tanto più assurdo di fronte alle necessità di spesa che impone l’attuale recessione e che hanno portato gli organismi dirigenti della Unione europea alla sospensione del Patto di stabilità e di altre norme rigoriste. E’ altresì necessario promuovere per legge la regolamentazione della vita democratica dei partiti dando piena applicazione all’art.49 della Costituzione. Il Coordinamento continuerà a battersi per i diritti e l’accoglienza dei migranti, non risolti dagli ultimi decreti sulla sicurezza che modificano le leggi di Salvini, e per lo ius soli.
L’Italia è di fronte ad un passaggio cruciale e deve usare le risorse europee e nazionali sia per intervenire sulle aree di disagio sociale che per ridare slancio ad un’economia reindirizzata alla tutela del territorio e dell’ambiente, alla ricerca e alla crescita scolastica, alla diffusione di tecnologie innovative, con al centro l’occupazione di qualità, in particolare per i giovani. Questa fase non può essere gestita in solitudine presso le sedi accentrate del potere esecutivo a livello nazionale o regionale, ma solo ridando centralità al Parlamento e coinvolgendo le forze sociali a partire dai Sindacati. Il riferimento alla necessaria e integrale applicazione dell’articolo 3 della Costituzione è d’obbligo, specialmente in un momento in cui bisogna difendere sotto ogni aspetto i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal ristabilimento delle norme contro i licenziamenti senza giusta causa. E’ necessaria una diffusa mobilitazione per spingere questo Parlamento, con tutti i suoi limiti, a riscattare un’immagine negativa, che ha non poco contribuito alla vittoria del Si, sfidandolo a recuperare il suo ruolo di rappresentanza delle istanze della società. L’impegno per attuare la Costituzione continua!