Secondo i dati nazionali, una donna su tre che viene accolta dalla rete antiviolenza, non ha un reffito autonomo e meno del 40% può contare su un reddito sicuro. Tutto questo pesa fortemente perché la violenza economica ha una forte ricaduta su tutte le altre violenze e ne impedisce la libertà. Il problema nasce quando i beni di una famiglia, le violenze accadono all’80% in famiglia, sono intestati ad un unico coniuge, il maschio.I centri antiviolenza tentano di fornire loro strumenti per l’avviamento al lavoro con progetti, formazione o attraverso sportelli di orientamento. Sono 82 le organizzazioni su tutto il territorio nazionale che gestiscono, 106 Centri antiviolenza, oltre 80 case di rifugio e 182 sportelli territoriali. Le organizzazioni sono strutturate anche con “sportelli lavoro” che accompagnano le donne per una completa autonomia economica. Il “reddito di libertà” che è partito lo scorso anno non ha dato segnali positivi. Quattrocento euro erogati per un tempo limitato si sono dimostrati insufficienti e inadeguati. Stando ad alcuni dati sono stati stanziati tre milioni di euro che sono andati a poco più di 600 donne in tutta Italia. Ma parliamo di un fenomeno che riguarda oltre 50 mila donne con moltissime situazioni non emerse e quei fondi sono assolutamente insufficienti per una misura che va verso l’indipendenza economica delle donne che subiscono violenza. Poi ci sono le difficoltà di accesso a quei fondi, infatti il “reddito di libertà” si è imbrigliato in pastoie burocratiche dell’amministrazione e non ha funzionato. Solo per alcune donne è stato un’ ancora per costruire il loro futuro. Ci sono poi Regioni che stanziano anche fondi propri, come l’Emilia Romagna, che aiutano molto, ma crea disparità a livello nazionale. C’è bisogno che vengano stanziati fondi dal governo, in questa finanziaria non sono previsti, sul piano nazionale e che siano strutturali e organici e funzionali ai bisogni dei servizi e dell’obiettivo di indipendenza economica delle donne. Altro problema è quello che questo governo, ancora più dei precedenti non ha piena consapevolezza del fenomeno. La libertà delle donne si può raggiungere decostruendo i modelli stereotipati della nostra cultura e della famiglia tradizionale, partendo dal superamento dei compiti identitari, (competenze solo femminili o maschili) della cultura di oggetto sessuale e soprattutto lotta alla violenza patriarcale.
Michele Lospalluto.