La Costituzione Italiana sancisce all’art.48 il diritto di voto, il quale nel secondo comma, è definito anche “dovere civico”. Perché è così importante? Con il diritto al voto, ogni cittadino, può manifestare la propria volontà nelle elezioni e nei referendum; ci sono voluti diversi anni prima dell’introduzione del suffragio universale, poiché lo stesso era limitato per censo, per cultura e per sesso ed oggi ci prendiamo il lusso dell’astensione al voto. Di fatto, dopo diverse lotte (e conquiste) di uomini e donne, il numero dei votanti va via via riducendosi ad ogni nuova chiamata alle urne. I dati dell’ultimo referendum votato lo scorso giugno, parlano chiaro: solo il 16.57% della popolazione italiana ha espresso il proprio parere a riguardo, confermando il non raggiungimento del quorum, ancora una volta.
La percentuale degli astenuti al voto ricopre per lo più la fascia giovanile; davvero i giovani e la politica sono due mondi paralleli? Pare di sì. Il rapporto tra i due mondi è fatto di disinteresse e sfiducia; a mancare nei ragazzi è proprio la speranza che qualcosa possa davvero cambiare, per questo stiamo assistendo ad un calo drastico della partecipazione degli stessi alla vita politica del Paese. I motivi sono molteplici e in primo piano essi non si sentono rappresentati, la politica non ha dimostrato di avere a cuore i loro interessi, il loro futuro. I giovani hanno ereditato una società in cui è sempre più complicato vivere: precarietà lavorativa, crisi ambientali e climatiche, carovita (inasprito peraltro dalla difficoltà di lavoro dignitoso che abbia una giusta retribuzione confacente ai costi della vita), sono solo alcuni degli aspetti che preoccupano l’attuale assetto economico e sociale.
Il cambio generazionale non si accontenta più di credere negli ideali e nelle risposte ideologiche dei partiti che hanno cullato le generazioni precedenti, i giovani chiedono una politica nella quale credere, identificarsi e soprattutto che dia risposte concrete e faccia proposte che parlino di certezze in un mondo in continuo cambiamento.
Voglio ricordare ai giovani che la politica è loro. I moti scesi in piazza dalla fine degli anni sessanta fino ai più recenti movimenti no global erano formati da giovani stanchi ed oppressi; il cambiamento è ancora possibile, è sempre possibile se lo si desidera veramente. Riuscirà la prossima politica a conquistare la fiducia nei giovani?
Caterina DISABATO