Giovedì 31 marzo 2022 si è tenuto presso l’Agorateca Biblioteca di Comunità di Altamura un incontro promosso dal Circolo delle Formiche sul tema Tommaso Fiore e Lorenzo Milani. Lo scambio epistolare sulle “Esperienze Epistolari” a cui hanno partecipato Sergio Tanzarella, docente della Facoltà Teologica Italia Meridionale, Domenico Fazio, ordinario di Filosofia all’Università del Salento e don Vincenzo Lopano, parroco della chiesa Sant’Agostino di Altamura e docente.
Il libro di don Lorenzo Milani “Esperienze pastorali”, pubblicato nel 1958, fu oggetto di un provvedimento repressivo da parte della Congregazione del Sant’Uffizio. La condanna prevedeva l’ordine del ritiro dal commercio e il divieto di ristampa perché ritenuta inopportuna la lettura. Il 20 dicembre 1958 l’Osservatore Romano dava la notizia con questo commento: «Tale provvedimento vuole essere indubbiamente un serio richiamo ai figli della Chiesa ed in particolare ai sacerdoti, affinché non si lascino sedurre da ardite e pericolose novità, che minacciano di insinuarsi nell’animo di certi soggetti meno preparati al grave e arduo compito dell’apostolato in campo sociale».
Il libro, come è ormai appurato, non conteneva alcuna deviazione dottrinale, era solo troppo avanzato per essere letto dai cattolici di allora. Oggi viene riconosciuto come primo e insuperato testo di sociologia religiosa e di attento studio di scelte pastorali che metteva al centro la persona umana.
Tommaso Fiore, sempre attento a ciò che succedeva nella società italiana e dato il rumore che aveva fatto la notizia, scrive a Milani il 29 dicembre 1958 chiedendo una copia del libro e così si avvia Il carteggio di otto lettere che si conclude il 2 febbraio del 1959. Ne nasce un interessante confronto tra due personalità con interessi e cultura contrapposti (allora, dato il contesto storico, votati all’incomunicabilità) il prete di Barbiana (allora a san Donato) e il non credente e socialista Tommaso Fiore.
L’incontro, molto partecipato, è stato di estremo interesse sia per i temi affrontati sia per la caratura dei relatori.
Il professor Sergio Tanzarella, autore del libro Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le Esperienze Pastorali edito da Il pozzo di Giacobbe, ha tratteggiato, con impareggiabile maestria e senza reticenze, il profilo di Fiore, spiegando la profondità del pensiero dell’illustre altamurano del quale, purtroppo, non c’è traccia nei manuali di storia d’Italia o del socialismo “quando va bene si trova una notarella e questa è la spiegazione: è stato un intellettuale atipico e disorganico e questa è stata la sua condanna!”. E, a riprova di tutto questo, ha citato alcuni suoi scritti, un articolo sull’Avanti del 7 gennaio 1959 e un frammento della lettera a Sandro Pertini (Presidente delle Repubblica italiana dal 9 luglio 1978 al 29 giugno 1985) dello stesso anno che mostra la lungimiranza del suo pensiero: «Una sola cosa ricordati, caro Pertini, per dopo, per la politica di dopo. Se i capi ascolteranno la voce dei contadini oltre che degli operai, se si metteranno a curare le piaghe del Mezzogiorno, il Partito sarà efficiente; se no diventerà un inutile ingombro e una fonte nuova di corruttela della vita italiana». Tanzarella, nella parte finale del suo intervento, ne trae alcune considerazioni importanti: “Gli apparati di partito e una certa sinistra dell’epoca non potevano tollerare un uomo che univa contemporaneamente la straordinaria capacità di professionista, di traduttore e di maestro e il possesso di competenze tecniche, impensabili per l’epoca, per la risoluzione dei problemi concreti. Una domanda resta: Tommaso Fiore non è stato degno di entrare in Parlamento, chissà che cosa avrebbe potuto fare per il suo territorio e per l’Italia intera”.
Domenico Fazio, nipote di Tommaso Fiore, ha delineato un ritratto appassionato del nonno e allo stesso tempo molto articolato. Prendendo le mosse da alcune questioni sollevate da don Milani nell’opera più famosa Lettera ad una professoressa, relative soprattutto alla scuola selettiva e classista di allora, ha messo in risalto i punti di contatto tra i due ma ha anche evidenziato le divergenze. Li univa senz’altro l’approccio ai problemi della scuola, dell’educazione e alla funzione di emancipazione sociale della cultura. Nella prefazione al libro di Bertand Russell L’educazione dei nostri figli, Tommaso Fiore contrappone alla “pedagogia della emulazione” la “pedagogia della collaborazione”, i ragazzi più bravi, cioè, dovevano aiutare i meno bravi, assecondando lo spirito di collaborazione e di inclusione. Tale metodologia, a ben guardare, coincideva con lo stesso approccio didattico che don Milani sperimentò e praticò prima a San Donato e poi a Barbiana nel Mugello. Ma esistevano, di contro, delle differenze innegabili di carattere culturale e politico: Tommaso Fiore era un docente di latino e greco, intessuto di cultura classica, e insegnava ai ragazzi della borghesia che a Barbiana identificavano come i “pierini” e “simbolo della scuola borghese che alimentava le disuguaglianze”. Per l’inveterato e raffinato umanista era impensabile abolire quelle discipline, come si è più volte tentato da allora, perché significava abolire un patrimonio culturale del passato di inestimabile valore letterario e formativo.
Don Vincenzo Lopano ha chiuso gli interventi introduttivi definendo il libro di Sergio Tanzarella “una carezza al cuore del sogno profetico che Fiore e don Milani tentarono di attuare da prospettive diverse”. Le Esperienze Pastorali, scritte alla fine degli anni ’50, anticipano il Concilio Vaticano II ed inaugurano un altro modo di approcciarsi ai problemi che possiamo definire di tipo induttivo: partire dalla pratica per arrivare alla teoria. Il punto di unione tra Fiore e Milani sta proprio in questo: nell’essere partiti entrambi non dalla storia “globalizzata” ma da quella “locale”. A don Lorenzo Milani interessava vivere pienamente la sua esperienza di prete con quei ragazzi di di san Donato in quel preciso momento storico per formare cittadini “liberi e pensanti”. L’ I Care
di don Milani “non è sapere tutto ma mi sta a cuore tutto e principalmente la vita vissuta”.
È seguito un dibattito molto vivace e non poteva essere altrimenti data la statura culturale, politica e profetica dei due giganti della storia italiana poco conosciuti.
Alcuni frammenti significativi di alcune lettere per chiudere:
«Faccio naturalmente scuola dalla mattina alla sera e se i miei detrattori si degnassero di salire questa strada (chiamiamola strada) e di affacciarsi a quest’uscio a una qualsiasi ora del giorno in qualsiasi giorno della settimana o dell’anno e vedessero questi poveri bambini vivere allegramente la loro austera vita di studio e di preghiera allora si accorgerebbero che tutto il resto sa di chiacchiere, che un padre aveva diritto di difendere i suoi figlioli sia pure con l’unghie e con i denti, … Nessuno che sia mai salito quassù ha mai osato dirmi che esisteva la via dei biliardini e neanche dell’Azione Cattolica. A quelli che lo dicono stando lontano non rispondo perché non sono un teorico e non sono uno scrittore sono un pratico e mi regolo giorno per giorno con un po’ di buon senso, un po’ di umanità, un po’ di preghiera un immenso affetto carnale a questi infelici che mi sono affidati».
(Lorenzo Milani, Lettera inedita a T. Fiore del 28 gennaio 1959)
«Stamattina mi è giunto quello di don Lorenzo Milani, Le Esperienze Pastorali famose per la profondità di spirito cristiano e per ardore di lotta sociale e difesa dei poveri. È una cosa straordinaria, una specie di vangelo moderno».
(Tommaso Fiore, lettera inedita ad A. Damiani, 20 gennaio 1959)
«Questo prete è stato al nostro fianco e ha pronunciato parole che non si cancelleranno facilmente».
(Tommaso Fiore, recensione di Esperienze Pastorali)
di Giuseppe Dambrosio