Docente di Inglese al Liceo Cagnazzi, Maria Moramarco ha una propensione per le lingue e una vera passione per il dialetto. Nel suo identikit biografico di artista indiscussa, si annoverano importanti incontri che hanno ispirato la formazione del gruppo Uaragniaun con Silvio Teot e Luigi Bolognese dopo l’esperienza con il Petilia Folk del Prof. Mirizzi e il Canzoniere Altamurano con Salvatore Livrieri. Dopo un primo vinile dal titolo Uaragniaun canti dell’Alta Murgia Barese (1990) seguono ben altri 11 lavori con il gruppo e due da solista: Cillacilla e Stella Ariènte, uscito a novembre 2021 dedicato al canto popolare religioso.
Chi è stata la tua prima Musa ispiratrice?
Molte sono state le persone, gli “alberi di canto” che mi hanno aiutata a costruire negli anni il mosaico della memoria: Grazia Moramarco (1922-2012), mia zia paterna, a lei devo esperienze dirette, racconti e ricordi di cammini e pellegrinaggi, Maria Cristallo (1922) mia informatrice storica alla cui memoria devo gran parte del repertorio elaborato con Uaragniaun, Orsolina Calia (1926-2020) e Laura Lomurno (1925). Ho consultato e confrontato materiale edito, in particolare per i canti della passione, i testi della pubblicazione “U Wenerdìa Sante” (1981) del sacerdote Don Diego Carlucci. Mi sento privilegiata per aver appreso gran parte di questi canti dagli ultimi depositari di questo patrimonio orale, appartenendo io a quella generazione di mezzo che è stata testimone di un passaggio epocale dalla civiltà rurale e alla civiltà post moderna e digitale.
Come riproponi i racconti ricevuti, i canti a distesa, religiosi, tarantelle, canzoni d’amore, tammurriate?
Continuo negli anni a credere che la forma di rispetto più vera che devo a chi mi ha trasmesso tutto ciò, consista nel riproporre in modo nuovo questi canti cercando però di rimanere fedele al senso, senza stravolgere i significati profondi. In quest’ultimo lavoro poi, avevamo bisogno di maggiore attenzione, trattandosi di materiale intrecciato delicatamente tra sacro e profano temevamo di sciupare, rovinare, banalizzare qualcosa di particolarmente prezioso.
Con il tuo gruppo hai realizzato suoni, ritmi e vocalità sempre adattabili ai più variabili registri. In Stella Ariènte quali contaminazioni ci sono?
Rispetto ai lavori precedenti, Stella Ariènte ha generato un maggiore coinvolgimento emotivo spesso evidente anche nel tipo di vocalità che lo esprime. L’album offre un ampio ventaglio di colori musicali. Il mio profondo ringraziamento va agli eccellenti musicisti che hanno dato un prezioso contributo a questo lavoro, senza di loro questo non sarebbe stato possibile. Abbiamo lavorato a distanza, facendo tesoro della moderna tecnologia superandole le distanze geografiche e l’isolamento. Poi il modo di lavoro è stato quello solito: da linee sonore essenziali con la sola voce o con voce e chitarra di Luigi Bolognese, a seconda della forma che volevamo dare al canto, abbiamo successivamente optato per possibili strumenti e musicisti. Tutti hanno accolto con sincero entusiasmo il progetto. I canti della Passione per esempio sono stati affidati alle elaborazioni di Marco e Angela Ambrosini, ed Eva Maria Rusche e Dustmann, abbiamo coinvolto Savoretti, La Volpe, Pipino, Berardi, La Manna per brani caratterizzati da sonorità più mediterranee, abbiamo avuto il privilegio di avere in “San Jacque de Galizia” Quito Gato e Luciana Elizondo, e in un buon nucleo di brani, gli amici Uaragniaun: Teot, Giordano e Colonna che ha anche curato il progetto grafico ricco delle belle immagini della pittrice Jennifer Bell. Il mio grazie va a Claudio Carboni e Riccardo Tesi per aver prodotto Stella Ariènte con Visage Music per Puglia Sounds Record 2020/2021.
Rassegne di World Music in Italia e all’estero, esperienze radiofoniche e televisive in Rai.
La prof. Maria Moramarco è Stella di Murgia.
Marina Angelastro