Giunge puntuale questo appuntamento del dolore universale delle donne che si tinge di rosso sempre più intenso, 25 Novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, data che avremmo in cuore di cancellare dal calendario così come recita uno degli slogan che si presentano in sequenza questi giorni “ può sembrare scontato dire NO ma finché ci sarà bisogno di una giornata internazionale contro la violenza sulle donne significa che i nostri “ no” non saranno stati ancora abbastanza”. Questa data che richiama l’attenzione verso la gravissima piaga sociale di sangue sparso abbondantemente sulla nostra storia di donne, capitolo infinito di ferite verbali e fisiche, si trasforma in un bollettino di morte, numeri su numeri che impongono ribellione e grido solidale di una umanità femminile uccisa nella sua dignità di persona. Dopo la pausa forzata della pandemia le parole sul tema si rifanno presenza, eventi, convegni, insomma si riaccendono in questa settimana tutti i riflettori comunali, nazionali, internazionali per ridiscutere della vergogna di una società avanzata, civile e democratica. Si torna a parlare di leggi, di tutela, di assistenza, di codice rosso, come è giusto che sia ma spesso i luoghi delle parole dette non sono consoni a contrastare quelle infinite forme di violenza che proliferano in situazioni di disagio, di abbandono, di povertà in senso lato. La violenza sulle donne e non solo, si combatte con “l’educazione”, la scuola, la famiglia, le periferie dovrebbero essere i luoghi strategici dove apportare più mirati contributi di impegno civico per contrastare questo crimine. Parlare di violenza o la violenza stessa spesso è semplice, complesse sono le vie alternative, difficile è educare alla “non violenza”, difficile è far comprendere alle donne vittime di abusi che il perpetuato silenzio è l’anticamera della morte, difficile è conoscere le radici di gesti disumani, difficile è al primo campanello d’allarme denunciare e rieducare il presunto carnefice.
In questa lotta prevalga sempre una sintonia di generi, una battaglia contro falsi stereotipi che delinei un nuovo assetto educativo da proporre in maniera costante nelle scuole, un modello di società improntata sul rispetto dei generi. Perché l’enfasi di questi giorni non diventi luce fioca in tutti gli altri mesi, penso sia doveroso, oltre che parlare, seguire direttive concrete, competenti, specialistiche che contrastino a monte e sul campo stati embrionali di violenza prima di giungere a gesti di indicibile efferatezza. Intanto auguro buon lavoro alle associazioni che hanno dato voce ad iniziative a tema promosse sul territorio dalla commissione per le pari opportunità presieduta dalla consigliera comunale Angela Miglionico e dall’assessore alle politiche di genere Vito Menzulli.
Che non restino solo parole perché le frasi da ricordare sono solo quelle per cui si lotta “La violenza sulle donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani”. (Kofi Annan)
Grazia Lorusso