La “Questione Meridionale” indica l’insieme dei problemi esistenti del Mezzogiorno d’Italia dal 1861 (Unità d’Italia) sino ad oggi, di un più basso livello di sviluppo economico, di un diverso e più arretrato sistema di relazioni sociali, di una più debole presenza di servizi. Oggi c’è da interrogarsi se c’è ancora una “Questione Meridionale”. Dal momento che il divario Nord-Sud è cresciuto in questi ultimi 10 anni e ancora di più continua a crescere con la crisi pandemica, la “Questione Meridionale” torna di grande attualità, perché paradossalmente è con il PNRR che la frattura si allarga. Vediamo i particolari. I primi bandi del PNRR e le prime graduatorie con le distribuzioni delle risorse, premia chi ha già livelli di assistenza e di servizi, compresi esperti in grado di presentare progetti in grado di attirare risorse. Il Governo ha assicurato che alle Regioni del Sud sarà assegnato il 40% delle risorse disponibili, in totale 82 miliardi di Euro. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Per gli asili nido il bando da 700 milioni, ha visto molti Comuni meridionali fuori dal bando. Su 100 bambini in Sicilia solo 12 trovano posto in asili pubblici e privati, in Campania e Calabria 10 bambini, in Puglia 18, mentre in Val D’Aosta sono 44, in Emilia Romagna e Toscana 40, in Lombardia 31 e Piemonte 30. Gli ambienti economici e non solo, sono consapevoli, che chi deve investire, certamente lo fa in zone nelle quali non solo ci sono infrastrutture, ma anche servizi e questo pregiudica qualsiasi prospettiva di sviluppo di molte Regioni del Sud. E’ noto a tutti, che gli acquedotti del Sud, sono dei colabrodo, perdono acqua in percentuali che vanno dal 50% della Sicilia a quella più alta della Basilicata del 56%, rispetto agli impianti delle Regioni del Nord, che hanno perdite di meno della metà. Il bando da 1,6 miliardi di euro messo a disposizione è insufficiente per appianare il divario con il Nord, in quanto le Regioni del Sud hanno avuto ammesso progetti per il 29% del totale. La Lombardia ha avuto finanziati progetti per 197 milioni, il Piemonte per 159 milioni, Puglia e Sardegna a meno di 3 milioni. Altra ripartizione conclusa è quella sui grandi porti commerciali, nei prossimi cinque anni saranno investiti 3,3 miliardi e c’è l’assicurazione che il 43% andrà ai porti del Mezzogiorno. Ma tenendo conto che i porti del Sud, da Napoli in giù, movimentano un 47% di merci, quella cifra è insufficiente, anche alla luce di quanto assegnato, un miliardo di euro, per progetti e infrastrutture ai soli due porti di Genova e Trieste. Alla luce di questo enorme divario fra Nord e Sud, anche per mancanza di tecnici in grado di realizzare progetti e per superare la macchina burocratica, che inceppa la Pubblica Amministrazione cinquecento Comuni del Sud individuando il Sindaco di Acquaviva delle Fonti, Davide Carlucci come referente, si sono messi insieme, facendo rete ed hanno inviato una petizione Bruxelles. Con la petizione i Sindaci lamentano la carenza di personale specializzato a preparare la partecipazione ai bandi e la copertura finanziaria (a Regioni e MEF) per la redazione delle progettazioni e per l’approvazione dei progetti riguardanti interventi coerenti con il programma del PNRR.
Tutto questo per avere un parco progetti e mettere i Comuni del Sud in competizione con quelli del Nord. Il Sindaco di Acquaviva ha dichiarato: in due degli assetti del PNRR si va verso una spesa inferiore al 40% a favore del Sud, dall’altro il fatto che nel DEF torni con forza l’autonomia differenziata chiesta da Lombardia Emilia Romagna e Veneto, che dà il segno di un governo che si conferma a trazione nordista, mentre proprio la UE ci avvisa che non ci devono essere regioni locomotive e regioni zavorra ma, al contrario, proprio il Sud può trasformarsi in una vera locomotiva. Il docente di economia all’Università di Bari e Meridionalista, Gianfranco Viesti da mesi, dopo una serie di calcoli, sta denunciando che al Sud verrà assegnato molto meno di quel 40% tanto sbandierato, nonostante l’impegno preso dal primo ministro Draghi e che non sarà sufficiente ad avvicinare i livelli dei servizi nelle regioni del Sud alla media nazionale.
Michele Lospalluto