La presidente del club Lucia Forte nell’introdurre l’evento ha sottolineato la necessità del cambiamento come normalità, lo stare al passo coi tempi una necessità. La professoressa Irene Martino ha moderato con competenza gli interventi dei tre relatori: prof. Paolo Maggi infettivologo e docente presso l’Università della Campania, prof. Pier Luigi Lopalco Assessore alla sanità della Regione Puglia e la dott.ssa Laura Conte psicologa e psicoterapeuta.
Il prof. Maggi ha esordito partendo dall’importanza dei vaccini e rispetto ai tempi più rapidi di preparazione degli stessi, ha ricordato che l’emergenza pandemica ne ha rivoluzionato la produzione con biotecnologie già in uso, ma la cui pratica era impensabile qualche anno fa. Ma di questo si parla poco. Fino a qualche tempo fa si iniettavano microbi addormentati, attenuati o uccisi. Con l’emergenza sono state tirate fuori dal cassetto dopo 20 anni, nuove biotecnologie. Invece di inoculare materiale estraneo, si fa in modo che sia l’organismo a produrre proteine del virus, utilizzando RNA, che è uno stampino su cui si produce prima il DNA e poi le proteine a propria difesa, quindi è l’organismo che produce quello che serve.
Soffermandosi sui rischi trombosi del vaccino più discusso Astra-Zeneca, ha parlato dello 0,0004%. Ha fatto il confronto con altri farmaci e sostanze: è dello 0,05% per chi fa uso di anticoncezionali, dello 0,2% per chi fuma, del 16% per chi è colpito dal coronavirus. Sulle origini del virus, ha sostenuto che la differenza è relativa se è nato in laboratorio o nei Wet Market umidi e sporchi di Wuhan. Il problema vero è che l’uomo ha violentato la natura e ha messo insieme animali che devono stare lontano tra di loro, ad esempio volatili e suini.
Il prof. Lopalco ha ricordato che durante la prima ondata è stato un disastro in tutto il nostro paese e anche nel mondo, mancava di tutto, si è lavorato quasi a mani nude, la situazione è stata drammatica. La Puglia ha pagato di più rispetto alle Regioni del Nord, per carenza di risorse, meno operatori e meno strutture, a parità di numero di abitanti.
Gli operatori ha continuato l’Assessore, sono stati eccezionali, hanno dato tutto. Si partiva con 250 posti letto di terapia intensiva, per tutte le patologie, nella seconda ondata, sono state aumentate fino a 500. Il problema non era solo lo spazio, ma mancavano i respiratori e quello che arrivava veniva destinato al Nord, in particolare in Lombardia. Abbiamo dovuto approvvigionarci direttamente come Regione. Sull’ospedale in Fiera, Lopalco ha ribadito che, pur non conoscendo come sarebbe stata la seconda e la terza ondata, ma tutti erano sicuri che ci sarebbe stata, la politica dopo aver chiesto il parere ai tecnici, i quali segnalarono che la possibilità che la seconda ondata potesse mettere in ginocchio il sistema era concreta, decise di costruirlo.
Senza quella struttura, con la variante inglese, non ce l’avremmo fatta. Il vaccino ha fatto il resto, ha evitato il disastro, ma il virus continuerà a circolare per molti anni. Si è soffermato sulla medicina territoriale, il vero buco nero dell’assistenza ai pazienti affetti da covid. Il PNRR prevede investimenti per costruire e ristrutturare gli Ospedali di Comunità e le Case della Salute, in stretto rapporto con il territorio (i Presidi Territoriali Assistenziali in Puglia sono insufficienti, con scarsi specialisti e spesso non collegati con il territorio). Ma non è prevista la spesa per assumere gli operatori, deve provvedere la Regione con proprie risorse. Con questo quadro c’è la necessità di un nuovo modello organizzativo delle strutture, magari rimarca l’Assessore, riducendo il numero di alcune figure e facendo svolgere mansioni proprie e aumentando la presenza di altre figure sanitarie.
Il problema più drammatico è la carenza di medici specialisti per una programmazione inesistente (le cui responsabilità non sono solo della politica ma anche di quei baroni che pur di avere meno concorrenza sul mercato, hanno continuato ad accettare ed imporre il numero chiuso) e solo questo anno è aumentato il numero di accesso alle scuole di specializzazione, ma bisogna aspettare cinque anni per la formazione. L’Assessore Lopalco non fa un minimo cenno delle liste di attesa, che sono sempre più lunghe e di specialisti, a partire dai nostri servizi territoriali della ASL BA, che illegalmente le bloccano, per spingere sempre più utenza a rivolgersi a prestazioni a pagamento in intramoenia o extramoenia, il vero dramma del nostro sistema sanitario, causa di disuguaglianze.
La dott.ssa Laura Conte ha raccontato come la nostra sofferenza, ha aumentato stando ai dati dell’Aifa, l’uso di ansiolitici da banco, stabilizzatori dell’umore, per contenere la paura di perdere la propria vita e dei propri cari, la rabbia, la stanchezza e il nervosismo. La resilienza secondo la psicologa, ci ha permesso di recuperare le condizioni dopo il trauma, trovare equilibrio e le funzioni precedenti, utilizzando anche strumenti farmacologici. Abbiamo riposto la speranza che dopo il trauma forse possiamo uscire meglio di prima, forse possiamo ritrovare qualcosa che ci fa più forti di quello che eravamo, probabilmente facendoci forte della nostra esperienza. Ha fatto riferimento alla guarigione di sé come obiettivo che è il tornare come prima, ma più completi di prima, dando valore e spazio a quello che avviene dentro di noi. Ha concluso sottolineando che bisogna dare un senso alla nostra vita che è un’avventura, che non ha né tempo né spazio, ma che è consapevolezza di sé, delle proprie fragilità, delle proprie incertezze con le quali dobbiamo convivere, con pazienza e ascoltando anche i nostri pensieri.
Michele Lospalluto