Saper ascoltare è importante. Quando si dice di una persona che “SA ASCOLTARE” mi convinco sempre più sulla verità di questa affermazione.
Tutti noi siamo al centro di informazioni e messaggi. Concentrare la nostra attenzione su qualcosa o qualcuno è diventato un dono prezioso.
È necessario “saper ascoltare” non per rispondere, ma per comprendere.
L’ascolto è fine a sé stesso perché a volte non bisogna rispondere ma, semplicemente riflettere.
Ma non è facile. ASCOLTARE è molto diverso da SENTIRE, quando cioè lasciamo che le parole ci scivolano addosso e passino senza nemmeno sfiorarci.
Prestare attenzione invece è un esercizio attivo dove mente e volontà devono impegnarsi facendo in modo da non portare la conversazione ai propri interessi, ma restando sull’argomento, anche se si svolge fuori dalla nostra portata o conoscenza. Cioè non coinvolgente.
Il buon ascoltatore può mettere in azione diversi sensi perché ci parlano anche i gesti, i toni, i silenzi, le posture. È arte saper cogliere i messaggi non veicolati con le parole.
In questo periodo l’ascolto non è soltanto un dono ma anche una difesa.
Nell’era dove tutto il mondo è ritagliato su misura credendo di attirare la nostra attenzione e la nostra curiosità, prestare attenzione è un rifugio nel quale si può riparare la nostra volontà.
Quando ci arriviamo offerte o notizie che risvegliano il nostro interesse, possiamo non dare loro ascolto.
Ascoltare favorisce la riflessione serena in un contesto di informazioni sempre più caotica.
Se c’è chi ascolta, c’è chi pensa.
In parole povere non tutti siamo fatti per essere “influencer. E questa è una buona notizia.
Vito Bottolo