UNO SPETTACOLO DI ALTAMURANITA’
Un’atmosfera accogliente, quasi familiare, di solidale nostalgia, ha costellato la presentazione della prima raccolta di poesie in vernacolo di Lillino Calia, noto ai più come appassionato di tradizioni, cultore del dialetto e autore di poesie, alcune vincitrici di concorsi letterari, quindi il suo libro una dichiarazione d’amore verso la nostra città. L’atrio del Museo Archeologico Nazionale che ha ospitato l’evento, grazie alla notoria gentile disponibilità della dott.ssa Elena Saponaro, ha assistito ad un continuo pullulare di emozioni, di nostalgie, di stimoli di una memoria visiva e olfattiva confluita all’unisono in quella voglia di appropriarsi delle radici detentrici del nostro tempo variamente declinato. Tutti gli ospiti convenuti, Roberto Loiudice moderatore, la sindaca Rosa Melodia, l’assessore uscente Nino Perrone, la prof.ssa Teresa Carretta in veste di correttrice di bozze del testo, Giuseppe Grimadi grafico e autore dei bellissimi acquerelli presenti nel libro hanno avuto per l’autore parole di stima e di elogio per l’opera che è uno spaccato di tradizioni, di storia, di una vita contadina amata dall’amico Lillino che gelosamente ne custodisce i frutti grazie all’eredità di una vena poetica paterna di cui è intimamente orgoglioso proseguendo in quella ricerca di bellezza emotiva associata all’autenticità di un linguaggio autoctono. La coreografia, i canti, le declamazioni hanno evidenziato tutta la magia, la sonorità, la corposità del nostro dialetto, versi che profumano di Murgia, quadretti di vita domestica, claustri che brulicano di storie, di chiacchiere cordiali intrise di tipici odori gastronomici. Leggere le poesie di Lillino Calia è un tuffo emozionale nei ricordi, fotogrammi in bianco e nero che abitano con noi spesso soffocati da una vita troppo frenetica. Il dialetto che si fa lingua poetica reclama il diritto di non essere dimenticato anzi si rende necessario trasmetterlo con amore ai giovani. L’intervento del prof. Pietro Pepe ha rafforzato il concetto di recupero delle radici anche attraverso un linguaggio che ci identifica. “Il dialetto è la voce orale della scrittura” ha affermato il prof. Pepe e la comunità altamurana lì rappresentata ha avvertito tutto il senso dell’importanza di una eredità culturale. Lillino Calia “ammalato di altamuranità” come egli stesso si definisce, ha pensato bene di pubblicare il testo in braille per i non vedenti e in LIS per i sordi, un gesto che gli fa onore come uomo e come scrittore. Auguro a Lillino Calia tutto il successo che merita una raccolta scritta con il cuore per solleticare i ricordi assopiti dei cuori. Ad maiora da parte mia e con stima da tutta la Redazione.
Grazia Lorusso