Da qualche anno ho intrapreso la carriera di nonno. Non che mi pesi, ma è di grande importanza e mi dà l’opportunità di crescere e di capire tante cose di cui ora vi voglio rendere partecipi. Guardando e vivendo con i miei nipotini sono arrivato ad alcune conclusioni.
Il bambino chiede, l’adulto prende, il genitore dà.
Il bambino ha sempre bisogno che qualcuno gli faccia le carezze, l’adulto se le fa e non ha bisogno di nessuno.
Il bambino è incapace di dominare l’ambiente perché esso comporta frustrazioni, fatiche, sconfitte, dolori perché non ha sicurezza con se stesso ed è convinto di non potercela fare: dipende sempre da qualcun’altro. Non gli importa chi sia, certo è che deve essere sempre a sua disposizione.
Il suo è un possesso affettivo, è una gelosia. Non gli interessa dei bisogni degli altri. A lui interessa sopravvivere e quindi pretende che il genitore sia al suo servizio. Soltanto con questa pretesa il bambino ha la possibilità di sopravvivere.
Il bambino vive nella dimensione della paura, paura di tutto.
Sa di non potercela fare senza l’aiuto di qualcuno del quale lui si fida. Lui vuole presenza, assistenza, protezione, coccole, attenzione e dedizione di quel qualcuno e di nessun altro. Per il bambino la vita é un caos, non è mai contento, vuole sempre una realtà diversa. Non accetta la vera realtà perché non la sa gestire.
Il bambino ha due armi per obbligare il genitore o chi lui ha scelto ad andare in suo aiuto: il pianto e l’aspetto fisico per intenerire.
Ora il bambino ha la capacità di sottomettersi, la capacità di chiudere scusa, perdono e aiuto. Chi non è capace di fare questo, cioè di farsi bambino quando la situazione lo richiede. Il bambino fa venire voglia di giocare. Solo il bambino è capace di giocare. Egli gioca sempre. Ma cosa è il gioco? Non è altro che la simulazione della realtà, di una realtà sdrammatizzata, innocua e priva di tensioni. Per il bambino il gioco è la realtà perché è l’unica nella quale riesce a sopravvivere. In quella vera non sopravviverebbe.
Nella realtà del gioco è lui che stabilisce le regole adattate alla sua capacità. Egli riesce a dominare come gli adulti dominano la realtà vera.
Il gioco è la costruzione di un mondo fantastico dove il bambino che non sa dominare il mondo reale, domina.
Ecco allora perché il gioco diventa sogno, fuga, avventura. Gioco è arte, gioco è magia, il gioco è scoperta, il gioco può diventare la nostra vita. Saper giocare, saper diventare bambino con il gioco è fondamentale per noi adulti. È l’arma segreta che ci sottrae alle tragedie della vita e permette di ridere e scherzare. Chi non ha a disposizione questa arma è destinato ad essere sconfitto dalle tragedie della vita. La crescita che poi va dal bambino all’adulto consiste nel passare a una condizione di dipendenza a quella di autosufficienza e a quella di dedizione agli altri. Il che significa capacità affettiva. Per dirla con una parola AMORE.
Immaginiamo un vaso vuoto di liquido e che questo sia l’amore.
Il bambino è un vaso vuoto di questo liquido. Deve essere riempito. Ne ha assolutamente bisogno. È una necessità vitale almeno quanto basta ad amare se stesso. È per questo che il buon genitore dà amore al proprio figlio esprimendogli la sua stima e ammirazione, costruendo nel figlio fiducia e stima in se stesso e che riempie il vaso rendendo il figlio non più bisognoso d’amore.. L’adulto è quel vaso riempito del liquido dell’amore almeno per se stesso. È il primo passo verso l’amore universale.
Gesù ha detto “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Infatti noi proiettiamo sul mondo la nostra visione interiore verso gli altri esattamente come il rapporto che abbiamo con noi stessi. Se noi ci odiamo, non possiamo far altro che odiare gli altri. Lo stesso se ci disprezziamo, se ci sentiamo in colpa. Se ci amiamo non possiamo fare a meno di amare gli altri. Per amare gli altri dobbiamo amare noi stessi.
A mano a mano che cresce la fiducia in noi stessi, la nostra sicurezza aumenta. Il nostro vaso si riempie fino a traboccare. Allora siamo diventati anche genitori oltre che nonni. Siamo tutti vasi traboccanti d’amore.
Un amore per tutti nessuno escluso.
Vito Bottolo