Vorrei proporre questa storia perché serva da aiuto e infonda coraggio e speranza a chi sta affrontando momenti difficili e soprattutto di salute.
Se ce l’ha fatta un albero, certamente ce la può fare l’uomo che ha dalla sua parte anche la scienza.
Al confine del podere dove abitavo cresceva un grosso salice bianco. La sua altezza, nel pieno del suo sviluppo arrivava anche a 25 metri. Era chiamato l’albero delle pertiche perché ogni 4 anni i suoi grossi, lunghi e dritti rami venivano tagliati e usati come sostegno nei filari delle viti.
Data la sua compassata età, mio padre diceva che poteva aver superato il secolo di vita, il tronco era cavo e pieno di terriccio, foglie morte e una colonia di formiche. Sembrava un rotolo rugoso che stava in piedi per miracolo. Dalle spaccature della sua corteccia si notava il vuoto al suo interno e al momento opportuno crescevano funghi mangerecci.
Una notte arrivò un furioso fortunale che spazzò via la sua fronda di pertiche spezzando in due l’albero.
Dove prima crescevano i funghi mangerecci, ora crescono funghi a mensola semi legnosi.
Nonostante questo tumore che l’albero si porta dentro egli continua imperterrito a vegetare.
E l’anno successivo aveva emesso alcuni grossi polloni anche se su quella corteccia ringrinzita, dove si nota ancora il danno subito.
Gli alberi ci hanno sempre dato esempio ed ora tocca a noi, per i nostri nipoti, tutelare la natura prima che muoia per sempre!
Vito Bottolo