Anamnesi, diagnosi, quadri clinici articolati, terapie e risoluzioni minuziose: per 17 anni Francesca Mangiatordi è tenace e combattiva, Medico Cardiologa al Pronto Soccorso della sua città natale, Altamura. Per reclamare iniquità ed ingiustizie, accampando un migliore Servizio Sanitario Nazionale nel Sud Italia, si incatena. Subisce un procedimento disciplinare e questa vicissitudine trasforma il suo destino: decide, infatti, di lasciare le sue radici e trasferirsi con tutta la famiglia a Cremona. Nel territorio lombardo, la dottoressa vilipesa dal suo stesso sistema, diventa Icona di Dignità e Libertà della persona umana ed emblema di Medici e Personale, definiti Eroi del Servizio Sanitario di Emergenza Covid-19.
Lei è stata autrice di uno scatto memorabile all’infermiera Elena Pagliarini. Cosa ha voluto trasmettere, con quella foto in bianco e nero che ha fatto il giro del mondo?
“Tutti ci chiedevano aiuto, e la foto di Elena voleva essere la dimostrazione dello stato di sofferenza, di frustrazione, di abnegazione ma soprattutto di rabbia che noi sanitari in quel periodo abbiamo provato e che ora, con la seconda ondata, stiamo riprovando. Il messaggio è arrivato forte a chiunque, soprattutto perché ha consentito alla gente di entrare in ospedale, facendo vedere da vicino come era la situazione. In questa fase, invece, forse, c’è il rifiuto di assistere a quello che accade. Se prima c’era la straordinarietà emergenziale, ora è subentrata quasi la normalizzazione e c’è ormai il rifiuto da parte di chi è fuori, di essere in empatia con chi soffre. Ma dentro gli ospedali, la sofferenza continua a dilagare”.
Cosa consiglia ai giovani che vogliono seguire la sua strada, protagonista del docufilm “Covid War” di Sacha Joelle Achilli che ha già vinto due premi, Rory Peck Sony Award e FPA Award?
“La filmaker Sacha è una tosta e che sa fare il suo lavoro. Ha fatto un docufilm sull’ebola e uno sugli stupri in Afganistan, oltre ad essere stata una delle poche ad intervistare il generale iraniano Sulemaini. Io sono appassionata di fotografia, ma essere la protagonista di elementi narrativi ed espressivi colti da una realtà così tragica e drammatica, è stato difficile. Ma questo non deve essere un movente per essere medico: c’è tutt’altro dietro al nostro lavoro. Conoscenza, studio, approfondimenti continui. Amare il proprio lavoro è fondamentale. Essere sempre curiosi di capire come funziona il nostro corpo e come risponde ad ogni stimolo, vuol dire stare al passo con la scienza e con le sue incessanti scoperte, rispettando sempre i propri limiti per migliorarsi”.
Quali sono le paure e le certezze della sua vita?
“Si ha paura dell’ignoto, ecco di cosa ho paura, di quello che non conosco. Ma questo è il motivo che mi spinge continuamente a superare me stessa attraverso la lettura, lo studio e l’acquisizione di nuove nozioni. Una certezza soltanto: usare il mio cervello per pensare”.
Entrata prepotentemente nella storia della più grande pandemia moderna, la dottoressa Francesca Mangiatordi ha sancito, con l’abbandono della sua terra, il diritto alla salute decretato dall’Art. 32 della Costituzione Italiana. E’ il suo coraggio di continuare a lottare per una Sanità migliore, che fa di lei una grande donna. Grazie, Medico in prima linea!
Marina ANGELASTRO